Migranti: Italia in allarme. Scontri a Calais e ai confini Grecia-Macedonia
La questione dei migranti scuote l’Europa, e la Ue non riesce a dipanare l’ingarbugliata matassa, che vede molti Stati chiudere le frontiere, a cominciare dalla Germania, dall’Inghilterra, dall’Austria per passare alla Macedonia e ad altri Paesi dell’est europeo. Questa situazione ha provocato un ammassamento enorme di migranti a Calais, in Francia, che attendono di poter passare nel Regno Unito attraverso il tunnel della Manica, e ai confini fra Grecia e Macedonia, dove migliaia di migranti sono bloccati dalla barriera eretta dai Macedoni e hanno dato l’assalto alla recinszione ingaggiando una vera e propria battaglia con la Polizia.
CALAIS – Le Autorità francesi avevano alla fine deciso di porre fine a quello che è stato definito l’inferno di Calais, dove migliaia di migranti erano accampati in una situazione anche igienico-sanitaria molto precaria. Il primo giorno di sgombero della tendopoli di è però degenerato negli scontri tra attivisti no-border, migranti e circa duecento agenti di polizia incaricati di presidiare le squadre di operai giunte sul posto per smantellare le tende e le capanne di rifugiati e richiedenti asilo a cui è stato proposto di trasferirsi nei centri di accoglienza messi a disposizione dallo Stato. Alle diciassette la situazione non era più sostenibile e, a causa delle violenze, la Police Nationale ha deciso di sospendere, almeno per oggi, le operazioni. Ma non è bastato a placare gli spiriti visto che scontri sporadici si protraevano in serata. Secondo un primo bilancio, quattro persone sono state fermate e cinque agenti sono rimasti leggermente feriti.
GRECIA – Intanto sale la tensione sul fronte balcanico. Nella giornata di ieri 29 febbraio centinaia di migranti sono entrati in Macedonia dalla Grecia dopo che un gruppo è riuscito a sfondare le barriere di protezione. La polizia macedone ha lanciato qualche lacrimogeno ma poi ha iniziato a far passare i profughi. Tra i migranti moltissimi bambini. Il gruppo era composto da circa 300 migranti tra siriani e iracheni, di cui una trentina soccorsi dopo essere entrati in territorio macedone. In mattinata la polizia greca aveva segnalato che più di 7.000 persone, la metà delle quali donne e bambini, erano ammassate al confine, a Idomeni. Un numero quattro volte superiore alle capacità dei campi allestiti per la prima accoglienza.
BARI – L’emergenza in Grecia fa temere un nuovo assalto dei profughi alle coste pugliesi. Ieri il Ministro alfano ha presieduto una riunione con tutti i prefetti della regione, dei vertici degli uffici giudiziari regionali e delle forze di polizia locali e nazionali, a cominciare dalla capo della Polizia Alessandro Pansa e dal responsabile immigrazione del Viminale, Mario Morcone. Alfano sull’eventuale emergenza in Puglia ci tiene ad essere chiaro: “Noi ci stiamo attrezzando, ma non mi pare opportuno alimentare allarmismi”. Il governo italiano sta lavorando “affinché non si riapra la rotta via mare dai Balcani verso la Puglia”, ma se questo canale dovesse riaprirsi “per condizioni indipendenti dalla nostra volontà, siamo pronti ad affrontare il flusso tenendo anche conto che è davvero stretta la nostra cooperazione e collaborazione con i Paesi balcanici”.
L’Italia si sta preparando dunque ad affrontare una nuova invasione e resta il solo Paese europeo, insieme alla Grecia, costretto ad affrontare l’emergenza degli arrivi e dell’accoglienza, stante il perdurante egoismo degli altri Paesi europei e l’inattività delle autorità comunitarie. Si preparano tempi difficili e sarà difficile reggere l’urto senza la collaborazione internazionale, che ancora stenta ad arrivare. Che ci stanno a fare Onu e Ue? E’ una domanda che si pongono in molti e alla quale onestamente non è facile trovare una risposta.