Immigrazione: l’Italia si prepara a una nuova invasione dalle coste dell’Albania
ROMA – Dopo il vertice (poco reclamizzato, quando non gli conviene il rottamatore non dà fiato alle trombe) tenuto qualche giorno fa al Quirinale fra Mattarella, Renzi e Alfano, l’Italia si prepara ad affrontare la sicura invasione attraverso l’Albania e il Mar Adriatico. Ovviamente non si tratta di un allarme ufficiale, ma sta di fatto che l’Italia, e soprattutto la Puglia, suo avamposto orientale, si preparano per tentare di frenare e comunque di attutire l’impatto di un temuto flusso massiccio di migranti che, chiusa la via balcanica, potrebbero intraprendere la rotta adriatica per arrivare in Europa. L’attenzione è puntata sulle coste di fronte al Salento e all’Albania, separate solo da una cinquantina di miglia percorribili in una sola notte anche con piccole imbarcazioni.
TIRANA- Su richiesta delle autorità di Tirana, ed accogliendo per prima l’invito dell’Europa, sperando che altri Paesi seguano l’esempio, l’Italia invierà nei prossimi giorni una ventina di poliziotti di frontiera per supportare il governo albanese nei controlli ai confini. Sarà Tirana a decidere dove dislocare il piccolo contingente italiano. La partenza dei nostri sarà preceduta da una riunione che si terrà in Italia nei primi giorni della prossima settimana tra le autorità albanesi e il Dipartimento della Pubblica sicurezza. L’incontro servirà a mettere a punto la missione, definirne i dettagli, stabilire le priorità, individuare i punti di confine che dovranno essere presidiati anche dagli italiani. Una volta definiti questi aspetti, partirà una prima aliquota di pochi uomini che valuteranno aspetti logistici e tecnici, e successivamente si muoveranno gli altri poliziotti, tutti esperti di polizia delle frontiere e di falsi documentali.
LECCE – Sul fronte pugliese, invece, il prefetto di Lecce, Claudio Palomba, ha riunito i sindaci dei Comuni più grandi del Salento compresi i due che per collocazione geografica rappresentano l’approdo più vicino, Otranto e Melendugno, per preparare un piano di accoglienza. «Al di là degli allarmi, finora non abbiamo avuto segnalazioni specifiche in ordine ai numeri che si leggono sulla stampa – ha detto il prefetto – abbiamo avviato un lavoro di ricognizione delle strutture utilizzabili. L’obiettivo è predisporre per tempo un piano di primissima accoglienza con punti di sbarco dove attrezzare eventualmente le operazioni di fotosegnalamento e di ricognizione medica, e anche punti di smistamento per strutture che potrebbero fungere da prima accoglienza». «Difficile dire quanti migranti potremo accogliere in una fase emergenziale – ha aggiunto il prefetto -. Andremo ad individuare strutture che intaccano meno i centri abitati e meno le strutture turistiche, proprio perché non vogliamo che un’eventuale emergenza si ripercuota sul turismo in arrivo, fermo restando che tutto ciò non potrà gravare unicamente sulla Puglia».
ACCOGLIENZA – Nel Salento l’unica l’unica struttura di prima accoglienza attiva è il centro Don Tonino Bello di Otranto. «Per evitare problemi, laddove dovessero verificarsi, di pressione di migranti alle nostre frontiere – ha detto il governatore pugliese, Michele Emiliano – noi dobbiamo mandare i traghetti a prenderli. Non ci sono alternative perché bisogna ridurre la velocità del flusso. E sulle navi dobbiamo far lavorare la polizia giudiziaria per capire con chi abbiamo a che fare». Dunque non solo dobbiamo accogliere questi presunti profughi, ma ce li dobbiamo pure andare a prendere.
TARANTO – Intanto a Taranto, è stato completato l’hotspot per l’identificazione di migranti realizzato in un ex parcheggio del porto. Si estende su un’area di circa diecimila metri quadrati con punti di accoglienza, alloggi prefabbricati per accogliere 300 migranti, tensostruttura, mensa e presidi sanitari.
OIM – I preparativi e la preventiva organizzazione dell’Italia e della Puglia sono estremamente giustificati. Infatti l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) riferisce che più di 146.000 migranti sono arrivati in Europa nel 2016 attraverso il mar Mediterraneo e altri 455 sono morti nel tentativo di raggiungere le coste europee. Piu’ di 137.000 persone hanno scelto la rotta del Mediterraneo orientale, tra Turchia e Grecia, lungo la quale sono morti 354 migranti. Altri 9.100 hanno scelto invece la rotta del Mediterraneo centrale, tra la Libia e l’Italia, e 97 non ce l’hanno fatta. Un numero in crescita del 15% rispetto ai 7.882 dello stesso periodo del 2015, ha sottolineato in una nota il portavoce dell’organizzazione Joel Millman. Ci sono poi 400 migranti che dal Maghreb sono riusciti a raggiungere la Spagna e 4 sono morti durante il viaggio.
L’Italia purtroppo deve supplire agli egoismi e all’incapacità degli altri Stati europei, che preferiscono scaricare su noi e sulla Grecia l’onere dell’accoglienza. Prepariamoci dunque ad un’altra invasione stile quelle del 1990 e 1991 quando dall’Albania arrivavano carrette piene di migranti, e l’immagine simbolo fu la nave Vlora che l’8 agosto 1991 attraccò al porto di Bari con il suo carico di 20.000 persone, il più grosso sbarco registrato nel nostro Paese.