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Economia: ancora in calo le previsioni del Pil per il 2016. Nel def sarà all’1,2%

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ROMA – Anche il ministro Padoan sarà annoverato da Renzi fra i gufi? Si perché si annuncia un nuovo aggiornamento della crescita del 2016: solo un +1,2%. L’ennesima revisione e l’ennesima smentita da quando Renzi ha alzato l’asticella della ripresa prima a un più robusto +1,6%, poi abbassato da lui stesso nel corso dell’incontro con la stampa estera il 22 febbraio scorso, a un +1,4%.

TESORO – Ora a contraddire l’ottimismo del premier è il ministero del Tesoro che sta acquisendo dati per stimare la crescita della ricchezza da inserire nel Documento di economia e finanza (Def) che deve essere presentato dall’esecutivo entro il 10 aprile. Le cifre si stanno limando e dunque la previsione dell’1,2% è ancora quella grezza. Ma, stando al Tesoro, le eventuali correzioni che si dovessero apportare sono solo verso un ennesimo ribasso. Il dato poi dovrebbe essere anche più veritiero rispetto a quello che scritto nello stesso documento negli anni passati.

PADOAN – Quest’anno, il ministro Pier Carlo Padoan, ha infatti inaugurato una nuova prassi nell’acquisizione delle informazioni usate per definire il Def. Non più solo elaborazioni econometriche ma anche integrazioni con audizioni a manager di grandi aziende pubbliche e private. Una ricerca insomma che esce dalle stanze ministeriali e si confronta con l’economia reale e con le cifre stimate da chii attivamente crea la ricchezza misurata dal Pil. Per ora la cifra dell’1,2% è quella che meglio rappresenta la realtà dell’economia che non tira più come si pensava per l’effetto della crisi dei mercati emergenti e dello shock provocato dagli attentati di Parigi e Bruxelles che hanno contratto la spesa dei consumatori per viaggi e divertimenti. Una situazione dunque già scontata dal ministro Padoan che in un videomessaggio inviato al festival Città Impresa ha di fatto anticipato tra le righe la revisione: «l’Italia sta vivendo una crescita forte, ma meno forte di quanto si poteva immaginare qualche mese fa».

DEBITO – Non solo. A preoccupare questa volta la Ragioneria Generale dello Stato è anche anche la constatazione che il debito pubblico, nonostante le riforme, continui a salire piuttosto che a scendere. Un fatto determinato in parte anche dalla necessità di finanziare la cassa (e dunque di accendere nuovo debito) per pagare ad esempio le rendicontazioni di spesa legate all’accelerazione impressa all’uso dei fondi europei da parte del Governo. Insomma ragioni tecniche che combinate alla crescita più bassa ha già messo in allarme i guardiani dei conti che temono richiami dall’Unione Europea. Ma renzi sicuramente farà finta di nulla e continuerà nella sua politica di incentivare spese elettoralistiche, ma fino a quando il Paese potrà sopportare quest’andazzo? L’Ue nei prossimi mesi ci richiamerà sicuramente all’ordine e allora le risposte non potranno essere le sole chiacchiere e fumo negli occhi che il premier sta spargendo in giro per l’Italia e per il mondo.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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