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Renzi: non cerco lo scontro con i magistrati, voglio solo sentenze celeri

boschi-renzi-640ROMA – «Non accuso i magistrati: li incoraggio a parlare con le sentenze il più veloce possibile. Ma accuso un sistema che non funziona: non ne posso più di un Paese dove le sentenze non arrivano». Non è più l’era berlusconiana dello scontro tra politica e magistratura, assicura Matteo Renzi. L’Anm lo accusa di aver pronunciato sull’inchiesta della procura di Potenza parole inopportune nei tempi e inconsistenti nei fatti. Ma il premier assicura che non cerca lo scontro e non invoca legittimi impedimenti: «Più vanno a sentenza più siamo contenti». Ma le opposizioni lanciano il guanto di sfida: il M5s deposita la mozione di sfiducia al Senato, il centrodestra prova a definirne una unitaria: Renzi confessa e poi vai a casa!, intima Beppe Grillo. Il ministro Maria Elena Boschi però ostenta tranquillità: «Le sfiducie sono ormai un appuntamento fisso come la Champions».

Avrebbe dovuto essere a Matera domani, il presidente del Consiglio. E invece decide di rinviare l’appuntamento, per evitare ulteriori polemiche. Ma non si nasconde. Anzi. Per il quinto giorno Renzi parla in prima persona dell’inchiesta che ha portato alle dimissioni di Federica Guidi. Nel pomeriggio riceve dal presidente della Repubblica l’interim alla guida dello Sviluppo economico, che conta di consegnare nei prossimi giorni a un nuovo ministro. E poco dopo, dal suo ufficio di Palazzo Chigi il premier tiene un dialogo diretto con i cittadini, rispolverando il ‘format’ #Matteorisponde: un’ora di risposta alle domande dei cittadini via Twitter e Facebook.

Quando Renzi si siede a ‘twittare’, è da poco trapelata la dura replica del presidente della sezione della Basilicata dell’Associazione nazionale magistrati, Salvatore Colella, che definisce inopportuno e inconsistente da parte del premier aver sottolineato che le inchieste delle procura di Potenza non giungono mai a sentenza definitiva. Il leader Pd però decide di non andare allo scontro diretto e non cita l’Anm. Ma difende la sua linea: «Se è reato sbloccare le opere, venite da me, sono colpevole. Ma io voglio i ladri in galera, non bloccare le opere. Non accuso i giudici ma chiedo di arrivare a sentenza»

Matteo non risponde nel merito, scrivono i grillini, che accusano il governo di essere al servizio delle lobby. Renzi prende nota e replica: «Hanno una politica anti-industriale. Ma per crescere ci vogliono aziende che rispettino le regole, come quelle che lavorano con noi. E chi decide se le rispettano sono le sentenze passate in giudicato, non i troll della Casaleggio. Abbiamo – afferma Renzi – la schiena dritta. Tempa rossa è una delle misure che abbiamo sbloccato. Ne sono fiero». Anche Boschi torna a difendere l’operato proprio e del governo: «Non c’è stato un interesse chissà di che tipo, se non quello di mandare avanti l’opera. Il ministro ribadisce di non sapere che Gemelli fosse il compagno della Guidi e assicura anche che non c’è stata particolare insistenza di Guidi per l’emendamento al centro dell’inchiesta. Poi ribadisce pieno rispetto e collaborazione con la magistratura: «Se i giudici hanno ancora bisogno posso rispondere di nuovo alle loro domande».

Le argomentazioni di Boschi sono convincenti e Renzi ha fatto bene a porre la questione della celerità dei processi, concorda anche Gianni Cuperlo, che però invita il segretario a fare il leader e unire invece che dividere. Mentre Massimo D’Alema difende Boschi (E’ il premier che decide) ma osserva che la vicenda lascia un segno nel governo e il presidente del Consiglio ha scelto il momento meno adatto per le sue frasi sui giudici.

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