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Banche: allarme del Fmi per i crediti deteriorati in Italia (11,2% degli impieghi), il doppio della media euro

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NEW YORK – Nuova mazzata alle tesi ottimistiche del Governo anche in tema di banche arriva dal Fondo monetario internazionale. Renzi e Padoan si sono affannati per mesi a farci credere che il nostro sistema bancario è solido. Adesso vengono clamorosamente smentiti dal Fmi che lancia l’allarme crediti deteriorati, che, nell’area euro sono ancora 900 miliardi di euro. Una cifra elevata che rende improrogabile una soluzione completa del problema: non può più essere posticipata’. Il Fondo Monetario Internazionale, esorta a fare di più non contando solo sulla politica monetaria, che non è l’unica opzione. Agire ora – è il messaggio del Fmi – per evitare che l’aumentare dei rischi alla stabilità finanziaria si materializzino e che l’economia scivoli in una stagnazione economica e finanziaria.

L’Italia spicca a livello europeo con sofferenze pari all’11,2% degli impieghi, il doppio rispetto al 4,3% della media dell’euro area core (Germania, Francia, Austria, Olanda, Slovacchia e Malta). Ma anche tre volte più alta della media inglese e decisamente sopra al 6,7% della Spagna. Il fondo Atlante è un altro passo nella direzione giusta e potrebbe anche aiutare le banche a raccogliere il capitale necessario afferma Jose’ Vinals, il responsabile del Dipartimento dei Capitali del Fmi, commentando la recente iniziativa italiana.

«Le banche in Italia hanno fatto molta strada negli ultimi anni, ma i crediti deteriorati in Italia restano elevati», aggiunge Vinals, plaudendo al coinvolgimento del settore privato in Atlante.

A complicare la soluzione del problema dei creditori deteriorati delle banche europee c’èla bassa redditività degli istituti. Ma, come l’ondata di vendite sui mercati finanziari in gennaio e febbraio ha mostrato, ci sono anche problemi strutturali oltre a debolezze cicliche. Fra questi modelli di business non più appropriati e un ‘eccesso di capacità delle banche, ovvero troppe banche’, spiega Vinals. Il 15% delle banche nelle economie avanzate si trova ad affrontare sfide significative per raggiungere una maggiore redditività, secondo l’analisi del Fmi, che teme il ripetersi di nuove turbolenze sui mercati.

Le azioni della Bce hanno aiutato le banche a mitigare i rischi di sistema durante le tensioni sui mercati nei primi mesi dell’anno, ma non sono una soluzione completa. Su alcuni sistemi bancari, i tassi di interesse negativi decisi dall’Eurotower pesano piu’ che su altri. E’ il caso dell’Italia, ma anche della Germania, che sono più sensibili all’andamento del costo del denaro con le banche che hanno un punto di partenza di redditività già basso.

Ribadendo la preoccupazione per Brexit, il Fmi mette in guardia sul rischio spirale fra crescita bassa e alto debito pubblico. Per l’Italia il Fmi ribadisce un debito al 133% e un deficit al 2,7% nel 2016, con un pareggio del bilancio strutturale nel 2018.

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