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Economia: i dolori del giovane Renzi (finora campione della corsa ad ostacoli…)

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan

Forti dubbi e nubi intense si addensano sulle prospettive della crescita economica dell’Italia, del consolidamento della debolissima ripresa registrata e sull’effettiva realizzazione del calo del debito pubblico promesso dal Governo nel Def. Renzi e Padoan ci hanno ormai abituato a prendere con le molle le loro previsioni e le loro promesse.

UFFICI – Del resto queste considerazioni non le fanno i soliti gufi più volte evocati dal premier e addirittura illustrati in una delle sue famose slides, alle quali ultimamente sembra aver rinunciato. Ma provengono da organismi istituzionali e autorevoli come l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), e la Corte dei Conti, che hanno manifestato molte perplessità di fronte all’esposizione delle prospettive indicate nel fondamentale documento economico citato. A questo si aggiunga che le statistiche dell’Istat, per loro natura asettiche ma comunque indicative del quadro in cui l’economia si sta muovendo, suffragano queste perplessità. Vediamole punto per punto queste considerazioni.

PIL – Secondo le stime dell’istituto di statistica, il Pil crescerà nella prima parte del 2016 ad un ritmo dello 0,3% a trimestre. Preciso per agganciare l’obiettivo di crescita del Def, fissato a +1,2%, ma, considerata la possibilità d’imprevisti, per raggiungere sicuramente la cifra indicata bisognerà accelerare, anche se di poco, il ritmo nella seconda parte dell’anno. Qualche spinta potrebbe arrivare dai maggiori margini di profitto – e quindi dai probabili maggiori investimenti – garantiti alle imprese dal permanere della deflazione. Ma proprio l’assenza di inflazione rappresenta anche il maggiore rischio per l’andamento del debito, variabile su cui è ancora difficile fare previsioni.

PRIVATIZZAZIONI – Secondo i rilievi critici espressi dagli organismi sopra ricordati, gli obiettivi di incasso delle privatizzazioni risultano «molto ambiziosi e non vi sono al momento informazioni sufficienti per valutare se il programma del governo, e quindi la dinamica di discesa del debito, sia credibile», osserva l”Upb. inoltre la quotazione di Ferrovie è stata rinviata ma, nonostante la conferma sul target di gettito atteso a fine anno e nei prossimi, nessun dettaglio è stato offerto sulla possibile alternativa e sulle mosse successive.

CLAUSOLE DI SALVAGUARDIA – Le scelte del governo sono peraltro ambigue anche sulle clausole di salvaguardia, tema su cui anche Bankitalia ha sollevato dubbi. Il Def viene considerato ancora una volta un documento in cui manca qualcosa, ovvero le «indicazioni, sufficientemente dettagliate di misure alternative credibili al fine del consolidamento dei conti».

TASSE – Si spinge ancora più in là la Corte dei Conti che, di fronte alla volontà più volte ribadita da parte del governo di abbassare le tasse, chiede un ripensamento strutturale dell’intero sistema fiscale e non solo delle tax expenditures. Le agevolazioni sono sicuramente una nota dolente, perché – rilevano i magistrati contabili – sottraggono al fisco un terzo del gettito. Tuttavia va rivista anche la tassazione indiretta (compresa l’Iva), va ampliata la base imponibile e vanno rivisitati gli obiettivi redistributivi con attenzione alle fasce più deboli. Un effettivo coordinamento della leva fiscale tra livelli di governo permetterebbe infine di riorganizzare il prelievo evitando aggravi e duplicazioni tra tasse locali e centrali.

RILIEVI – Come si può notare tutta una batteria di osservazioni e rilievi che fanno dubitare che il Governo possa raggiungere gli obiettivi prefissati. Ma di questo ne è convinto in fondo anche il Ministro Padoan. Il titolare dell’Economia ha recentemente annunciato, spiazzando il premier, che probabilmente sarà necessaria, a ottobre, una manovra correttiva per scongiurare l’entrata in vigore della clausole di salvaguardia. Confermando così indirettamente la correttezza delle osservazioni di quelli che sicuramente il premier considererà dei gufi istituzionali.

RENZI – Si prospetta così un autunno caldo per Matteo Renzi, stretto fra il referendum istituzionale, in programma probabilmente a ottobre, i problemi sempre irrisolti dell’immigrazione – per i quali l’Europa non riesce proprio a trovare una linea comune condivisa, mentre si susseguono gli appelli del papa Francesco all’accoglienza indiscriminata – e le difficoltà di rimettere in sesto l’economia. Visto che anche i contratti a tempo indeterminato in questo inizio d’anno hanno registrato una rilevante contrazione (-74%). E dunque anche il tanto vantato Jobs Act comincia a presentare le prime crepe, che i soliti gufi (fra cui sicuramente verrà annoverato FirenzePost), guarda caso, avevano pronosticato.

Parafrasando il titolo di un famoso romanzo epistolare di Johann Wolfgang Goethe potremmo definire questo complesso di problemi da affrontare «i dolori del giovane Renzi», ma sembra invece che il premier se ne infischi di tutto e tiri dritto, visto che finora i fatti e l’inconsistenza delle opposizioni sembrano dargli ragione. Resta da vedere se continuerà ad essere campione della corsa ad ostacoli.

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