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Sicurezza nelle città: il Governo affida poteri anticrimine ai sindaci. Contro spaccio di droga, writers e mendicanti

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ROMA – Il Governo pensa d’introdurre nuove norme sulla sicurezza urbana, dando ai sindaci poteri anticrimine per attuare interventi mirati contro spacciatori, anche minorenni, writers e mendicanti. In vista delle elezioni amministrative di giugno, Renzi e Alfano hanno preparato un nuovo testo sulla sicurezza urbana. Una proposta ispirata in gran parte alle bozze circolate in questi mesi e già discusse dall’Anci e con i sindacati di polizia, ma che negli ultimi giorni, per la definitiva limatura, è finita sul tavolo di Antonella Manzione, capo del dipartimento legislativo di palazzo Chigi, che di queste materia se ne intende, essendo stata Capo dei vigili urbani di Firenze

POTERI Al SINDACI – La bozza discussa tra Viminale e Anci punta molto sul garantire più indipendenza decisionale ai comuni in tema di sicurezza urbana. I sindaci avranno il potere di firmare ordinanze in materia di sicurezza con ambito più esteso di quanto non sia avvenuto finora. I poteri includerebbero la possibilità di creare aree a «tolleranza zero» contro la prostituzione (con manica più larga in quelle escluse) e il divieto ai cortei nel centro storico. Anche il ruolo dei vigili urbani potrebbe definitivamente cambiare per essere trasformato in una vera e propria «polizia di prossimità».

ACCOGLIENZA – Ma il punto più spinoso, ancora in valutazione, è un altro: tra le competenze che potrebbero essere delegate ai comuni ci sarebbe l’accoglienza di migranti e rifugiati oggi tutta nelle mani del Viminale. La questione è spinosa perché se da un lato un maggior coinvolgimento delle autorità locali alleggerirebbe il governo di responsabilità pesanti anche dal punto di vista politico, rendere più ingarbugliata la linea decisionale potrebbe complicare ulteriormente decisioni sofferte e spesso impopolari. In ogni caso l’idea di Renzi e Alfano è quella di raccogliere l’appello dell’Anci: «Per i comuni è difficile contrastare la criminalità applicando le normative sovra-locali, occorre una nuova regolamentazione che permetta alle singole realtà di adottare provvedimenti e gestire l’emergenza», ha ribadito giorni fa il responsabile Sicurezza dell’Anci, Antonio Ragonesi.

DASPO URBANO – Si rafforzano anche i poteri affidati al questore con la possibilità di punire con il cosiddetto «daspo urbano» i presunti responsabili di reati con forte impatto sociale. Il divieto cioè di soggiorno nei luoghi dove il soggetto ha ricevuto le contestazioni di violazione delle norme. Nel mirino del provvedimento ci sono, per esempio, gli ambulanti – soprattutto immigrati – che vendono merce contraffatta. Ma anche negozianti di “croste” e quadri da quattro soldi in luoghi di particolare valore artistico. I denunciati per spaccio di sostanze stupefacenti, ad esempio, anche minorenni, potranno subire il divieto di frequentare determinate zone, locali, scuole, per un massimo di cinque anni. Chi sgarra finisce in carcere. Mano pesante con i writers, che rischiano fino a due anni di carcere e una multa da due a seimila euro, che sale fino a 20mila in caso di recidiva, oltre all’obbligo di ripulire a proprie spese il luogo “deturpato”.

PENE IN AUMENTO – Più in generale, il testo prevede l’inasprimento delle pene per il furto in abitazione, lo scippo, il deturpamento e l’imbrattamento. Per rapine e furti, le pene aumentano di un anno rispetto a quanto previsto attualmente. Sanzione aumentata di due anni per il furto in appartamento. Destinato a far discutere, ma indispensabile, è l’introduzione di un nuovo reato per chi «tenga condotte lesive del decoro urbano» (ubriachi molesti, commercianti abusivi, accattoni e tossicodipendenti): la punizione sarà una multa da 300 a 900 euro.

NIENTE CASCHI Al CORTEI – Infine, una stretta dedicata alle manifestazioni politiche e sindacali. Oltre alla possibilità di vietare i cortei in centro attribuita ai sindaci, sarà punito col carcere da due a cinque anni chi, durante le manifestazioni, indossi caschi protettivi, lanci razzi o si presenti con bastoni o altre armi. Stralciata e cestinata, al momento, la proposta di mettere un numero identificativo sui caschi degli agenti che fanno ordine pubblico.

ORDINANZE – Si tratta senza dubbio di innovazioni importanti, ma in tutti questi anni ricordiamo molteplici iniziative, a partire dal ministro leghista Roberto Maroni, per fornire ai sindaci più poteri e migliori strumenti per gestire la sicurezza urbana. Le ordinanze creative adottate a partire dal 2008 dai primi cittadini e i moltissimi patti sulla sicurezza, così come i molti uffici per la sicurezza urbana, fra gli ultimi quello di Firenze, denominato Città sicura e affidato all’ex procuratore della repubblica, non hanno fatto progredire di molto la situazione. Sono risultati soprattutto iniziative propagandistiche, quasi degli specchietti per le allodole, forniti all’opinione pubblica per far credere che le amministrazioni comunali facessero qualcosa di positivo. L’unico intervento concludente e pratico, il migliore e maggiore utilizzo dei vigili urbani sulle strade, è stato poco praticato dalla maggior parte dei comuni.

In definitiva ben vengano nuove leggi, nuovi accordi, ma in sostanza sarebbe soprattutto necessario che le Forze dell’ordine, comprese le polizie municipali, fossero poste in grado di agire con più efficaci strumenti giuridici e mezzi a disposizione e che la magistratura fosse indotta (direi costretta) a intervenire con maggiore incisività e severità contro determinati fenomeni che, a torto, sono ormai ritenuti di minor impatto sociale, ma costituiscono invece il fondamento del sentimento d’insicurezza che, quasi ovunque, i cittadini continuano a manifestare e a percepire. Indispensabile mi sembra l’approvazione senza sconti di quella parte della nuova legge che inasprisce le pene, ma sarà difficile che il Parlamento la approvi tale quale è. Sarebbe una delle poche novità della nuova disciplina destinate ad incidere positivamente.

In caso contrario mi permetto di dubitare, dopo un’esperienza quarantennale nelle prefetture di molte città d’Italia, che questa nuova iniziativa governativa possa servire a molto, anche se costituisce indubbiamente per l’esecutivo un ottimo spot pubblicitario in vista della chiamata alle urne del 5 giugno. Ma a questi spot siamo ormai abituati dopo oltre due anni di renzismo.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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