Sigarette: dal 2 maggio le sigarette sono aumentate di 20 centesimi al pacchetto. Fumo caro, accise più alte
ROMA – L’aumento delle accise sui tabacchi, entrato in vigore a gennaio comincia a produrre i suoi effetti: il costo di molte marche di sigarette è aumentato da qualche giorno, alla zitta, di venti centesimi. Il rincaro ha interessato diversi marchi (vedi decreto dell’ agenzia dei monopoli). Si tratta di un ulteriore giro di vite contro i fumatori, dopo l’entrata in vigore del decreto legislativo antifumo che impone una stretta sui divieti e l’introduzione di immagini eloquenti circa le conseguenze indotte dal fumo sulla salute.
Nell’ultimo decennio il numero di fumatori nel mondo è lentamente diminuito. Ma la flessione avrebbe potuto essere più rapida, se tutti gli stati avessero agito aumentando le tasse sui prodotti a base di tabacco.
In Italia il numero dei fumatori è in calo progressivo dal 2010. Stando agli ultimi dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità, la «comunità» racchiude 10,9 milioni di persone. Ovvero: quasi il ventuno per cento della popolazione, con una prevalenza maggiore tra gli uomini. Cifre che sono state confermate dal rapporto Osservasalute2015, secondo cui «anche il numero medio di sigarette fumate al giorno diminuisce in un trend continuo dal 2001: da una media di 14,7 sigarette a 12,1 del 2014».
Il vizio è duro a morire tra i giovani adulti (20-34 anni), anche se i più accaniti fumatori risultano gli over 50 che arrivano a fumare, rispettivamente, 15 (uomini) e 12,3 (donne) sigarette al giorno.