Lavoro: anche in Francia fioccano le contestazioni al Governo. La nuova legge rischia di non passare in Parlamento
PARIGI – Anche in Francia si acuiscono i problemi del lavoro, della disoccupazione, soprattutto giovanile. manifestazioni di protesta si sono svolte in tutta la Francia e la contestatissima legge di riforma del diritto del lavoro – la cosiddetta legge El Khomri dal nome della ministra del Lavoro (la Fornero francese) – sbarca oggi in Assemblea nazionale, dove avrà inizio il dibattito e dove rischia di non avere i numeri. Sarà certamente un esame lungo, dati i circa 5.000 emendamenti depositati, essenzialmente dalla sinistra radicale.Il premier Manuel Valls è tornato a far balenare la minaccia di una scorciatoia costituzionale, ovvero del ricorso all’articolo 49.3, che permetterebbe di evitare il voto parlamentare. Ma «ogni cosa ha il suo tempo, questa non è la scelta che privilegiamo» ha detto il capo del governo, di rientro in Francia dopo un tour nell’area del Pacifico.
La riforma è contestata attivamente in piazza da quasi due mesi dal movimento Nuit debout, le notti in piedi, le cui manifestazioni sono sfociate anche in violenze. Ed arriva nell’emiciclo dell’asssemblea dopo quattro giornate nazionali di mobilitazione e un primo maggio che i sindacati hanno incentrato proprio sul ‘no’ alla modifica del codice del lavoro. Il testo promosso dal governo punta a concedere maggiore flessibilità alle imprese in materia di orari, organizzazione del lavoro e licenziamenti per ragioni economiche. Una specie del Jobs act renziano.
Di fronte alle proteste, il governo ha fatto alcune concessioni, in particolare ha rinunciato a un massimale per gli indennizzi in caso di licenziamenti senza giusta causa, cosa che ha suscitato il malcontento degli imprenditori. Ma i molti detrattori della riforma sostengono che, in ogni caso, resta il concreto rischio di aggravare la precarietà dei salariati, in particolare dei giovani. Oltre ai comunisti e parte degli ecologisti, anche svariati deputati socialisti minacciano di non votare il testo se non viene ulteriormente modificato.
Il governo può sempre ricorrere all’articolo 49.3 della Costituzione, che permetterebbe di evitare il voto parlamentare, ma che segnerebbe uno scontro di difficile ricomposizione a un anno dalle presidenziali e sul probabile ultimo testo di ampio respiro per il quinquennato di Francois Hollande. Si prospetta una serrata battaglia parlamentare; sarà seguita attentamente dalla piazza che non farà certamente mancare le sue reazioni. Che saranno certo più efficaci di quelle che si prospettano in Italia, dove l’asse Renzi – Marchionne è sempre viva e vegeta, con l’uno che a ogni piè sospinto loda e sostiene l’altro. Siamo perciò sicuri che da noi il Governo non riuscirà a fare e non vorrà deliberare qualche atto concreto che scontenti la grande industria e la finanza.