Statali: parte la contrattazione. In quattro anni, salvo eccezioni (ad esempio i magistrati), hanno perso 600 euro in media
ROMA – Dopo quasi sette anni di blocco, la trattativa per il rinnovo del contratto degli statali sta per partire. Il ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, sarebbe già al lavoro sulle direttiva da dare all’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale della pubblica amministrazione, che siederà al tavolo con i sindacati. E una prima decisione sarebbe già maturata. L’aumento della parte tabellare dello stipendio non ci sarà per tutti e tre i milioni di dipendenti pubblici. L’intenzione sarebbe quella di limitare gli aumenti solo ai redditi più bassi, sulla falsa riga di quanto fatto dal governo Renzi con il bonus da 80 euro.
Non è ancora chiaro, perché non sarebbe ancora stato deciso, se nella direttiva all’Aran sarà indicata direttamente una soglia di reddito al di sotto della quale concedere l’aumento, oppure se questo aspetto sarà lasciato alla contrattazione con i sindacati. La decisione di non effettuare aumenti a pioggia, sarebbe stata presa anche in considerazione della difficoltà ad aumentare lo stanziamento destinato dal governo al rinnovo dei contratti. Sul piatto ci sono 300 milioni, una cifra che i sindacati hanno sempre ritenuto insufficiente. Distribuendola sui circa 3 milioni di dipendenti pubblici, infatti, si sarebbe ottenuto un aumento di una decina di euro al mese. Proprio per evitare questo micro-aumento, si sarebbe deciso di dare un aiuto in questa fase, ai redditi più bassi che maggiormente hanno sofferto gli effetti della crisi economica.
La decisione del governo sarebbe stata presa perché finalmente ci si è accorti che le retribuzioni medie degli statali sono diminuite di 600 euro negli ultimi quattro anni. I lavoratori pubblici hanno pagato un prezzo altissimo alla crisi economica: sono diminuti in numero assoluto; da parecchi anni hanno i contratti bloccati (con eccezioni minori) ma soprattutto sono diminuite le loro retribuzioni annuali anche se va specificato che sono calate le medie retributive e non, o non sempre, le singole buste paga. E così alla fine del 2014, secondo i più recenti dati diffusi dalla Ragioneria Generale del Tesoro nella relazione sul “Conto annuale”, i dipendenti pubblici guadagnavano quasi 600 euro in meno all’anno rispetto al 2011. La media della retribuzione degli “statali” è scesa infatti dai 34.900 euro del primo anno del decennio a meno di 34.350 del 2014.
Ci sono però categorie privilegiate nel pubblico impiego, a cominciare ovviamente dai magistrati la cui media retributiva, nello stesso periodo è salita da 131 a 142.000 euro annui. I lavoratori della scuola invece in quattro anni ci hanno rimesso oltre mille euro scendendo da quota 30.300 del 2001 a 29.100 del 2011. Anche le Forze Armate hanno dato un contributo consistente ai risparmi poiché gli stipendi medi dei militari sono scesi da 39.600 a 38.200 euro.
salvatore benigno
SALVE,MI CHIAMO SALVATORE BENIGNO E’ LAVORO A TEMPO INDETERMINATO ALLA REGIONE SICILIA.ASSUNTO DOPO TANTO PRECARIATO NELL’ ANNO 2011.MI HANNO ABBASSATO LA QUALIFICA DA C1.A B 1.CON LA PROMESSA CHE DOPO CIRCA UN ANNO MI RICONFERAVANO LA QUALIOFICA PRECEDENTE.IO E INSIEME AI MIEI COLLEGHI ABBIAMO AVUTO U CONTRATTO COLLETTIVO.LA MIA BUSTA PAGA E DI CIRCA € 1.120,0 PUR SVOLGENDO LE MANSIONI DI DIPLOMATO .MENTRE ALTRA GENTE ASSUNTA PRIM ADI ME CON LA TERZA MEDI PERCEPISCE UNO STIPENDIO NETTO DI CIRCA 1,350.00 NON MI SEMBRA GIUSTO.QUI LA NOSTRA CATEGORIA COME CONTRATTO COLLETTIVO NON E’ STATO EQUIPARATO AI REGIONALI.NEMMENO GLI ASSUNTI NELLE SOCIETA’ PRENDONO QUESTA MISERIA.GRAZIE