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Alluvione nell’Alta Versilia, giugno 1996: Sandro Bennucci inventò la Bomba d’acqua

Da sinistra Sandro Bennucci, già caporedattore de La Nazione e oggi direttore di Firenze Post, Eugenio Giani presidente del Consiglio regionale, il professor Raffaello Nardi, e i sindaci versiliesi durante la celebrazione a Palazzo Panciatichi
Da sinistra Sandro Bennucci, già caporedattore de La Nazione e oggi direttore di Firenze Post, Eugenio Giani presidente del Consiglio regionale, il professor Raffaello Nardi, e i sindaci versiliesi Michele Giannini, Maurizio Verona e Riccardo Tarabella, durante la celebrazione a Palazzo Panciatichi

FIRENZE – «L’Alta Versilia, una delle zone più affascinanti della nostra Toscana, fu colpita venti anni fa da quella cheSandro Bennucci, allora cronista de La Nazione, cronista chiamò ‘bomba d’acqua. Non vogliamo trasformare il ricordo in una ricorrenza, ma in un’occasione di riflessione, di sensibilizzazione verso le autorità di Governo sulla priorità che deve essere data alla difesa del suolo, anche in periodo di spending review».

Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani, aprendo i lavori del convegno “Bomba d’acqua: 20 anni dopo l’alluvione che sconvolse l’Alta Versilia (19 giugno 1996-19 giugno 2016)” in Sala del Gonfalone di Palazzo Panciatichi. Erano presenti i sindaci di Fabbriche di Vergemoli, Michele Giannini, di Seravezza, Riccardo Tarabella, appena eletto, di Stazzema, Maurizio Verona, e alcuni rappresentanti delle altre amministrazioni locali.

«L’obbiettivo è prevenire queste terribili calamità. Quest’anno ricorre anche il cinquantesimo anniversario dell’alluvione di Firenze – ha aggiunto il presidente – Sono stati fatti alcuni interventi, il lago di Bilancino, le casse di espansione all’altezza di Figline, l’innalzamento della diga di Levane. Se, però, si verificassero ancora le condizioni del 1966, l’Arno esonderebbe di nuovo».

La proiezione del video «Alluvione Alta Versilia – Garfagnana: natura, storia e sicurezza ambientale”, commentato dal segretario generale dell’Autorità di bacino del fiume Serchio Raffaello Nardi, ha permesso di analizzare in dettaglio gli eventi. «Caddero sull’Alta Versilia 474 mm di pioggia in poche ore. L’equivalente di quattro anni – ha ricordato Sandro Bennucci, cronista di lungo corso nel quotidiano La Nazione ed attuale direttore di Firenze Post – L’uso, per la prima volta, del termine ‘bomba d’acqua’ segnalava che ci trovavamo di fronte ad un fenomeno epocale, frutto del cambiamento climatico, con il quale nel futuro avremmo dovuto fare i conti».

Ed i conti sono rimasti aperti. «Il Serchio fa ancora paura, le sue piene sono violente, ma non è poi messo così male, soprattutto per merito degli antichi che avevano costruito arginature imponenti – ha osservato il segretario generale dell’Autorità di bacino – C’è una variazione climatica, ma i danni maggiori, qui come altrove, nascono perché alla fine degli anni Sessanta si è costruito nelle aree a rischio, grazie alla legge 765/67 voluta per rilanciare l’economia. Nardi è anche l’autore del Piano di bacino del fiume Arno, ma non è affatto soddisfatto sulla sua realizzazione. Si sta facendo qualcosa – ha commentato – Ma poteva essere fatto molto di più».

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