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Madrid: oggi 26 giugno gli spagnoli al voto, per cercare di colmare il vuoto di governo. Ma sarà difficile

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MADRID – A sei mesi dall’ultima consultazione la Spagna torna alle urne per le elezioni anticipate. Il voto del 20 dicembre scorso fu un flop perchè nessuno dei partiti in lizza ottenne la maggioranza valida per formare l’esecutivo né è stato in grado di creare una coalizione di governo. Le urne saranno aperte nella sola giornata di oggi, domenica 26 giugno, dalle 9 alle 20. A esprimere la propria preferenza sono chiamati 36.518.100 elettori (di cui 1.920.256 residenti all’estero), 197.245 nuovi rispetto al voto di dicembre scorso. Si tratta di elezioni importanti anche perché sono le prime in Europa del dopo – Brexit, e occorrerà vedere quale sarà il riflesso (se ci sarà) del risultato britannico sul voto spagnolo. L’ondata di sfiducia nei confronti del progetto Europa è simboleggiata anche in Spagna dalla crescita di un partito euroscettico come Podemos. La Spagna e l’Europa tirano il fiato in attesa di sapere se questa formazione avrà o meno un seguito rilevante e se quindi i movimenti definiti populisti e antieuropei continueranno ad avere sempre più peso nelle politiche nazionali.

Si vota per scegliere i rappresentati del Senato e del Congresso dei deputati e, di conseguenza, il futuro governo guidato da un primo ministro. Al Congresso verranno eletti 350 deputati (a fronte di 545 candidature presentate), al Senato saranno eletti 208 senatori (a fronte di 582 candidature), a cui si aggiungono i 58 senatori designati dalle 17 assemblee delle Comunità autonome.

Sono quattro i candidati all’incarico di premier, alla guida dei rispettivi partiti o coalizioni. Il premier uscente Mariano Rajoy , 61 anni, alla guida del Partido popular; il segretario del Psoe, il Partito socialista operaio spagnolo, Pedro Sánchez, 44 anni; Pablo Iglesias, 37 anni, leader di Podemos (il partito antisistema di sinistra) che in occasione delle elezioni ha stipulato un’alleanza con il partito di estrema sinistra Izquierda Unida battezzata per l’occasione ’Unidos Podemos’; Albert Rivera Diaz, 36 anni, leader dell’altro partito anti-sistema, ma di stampo centrista, Ciudadanos.

Sarà incaricato di formare il governo il partito che otterrà la maggioranza di voti. Impossibile, stando ai sondaggi, che uno dei partiti in lizza conquisti da solo i 176 seggi necessari per governare. La partita si giocherà dunque sulle successive alleanze, con l’ipotesi che, se non riuscirà a trovare una soluzione il Partido popular (che risulta ancora il primo partito nei sondaggi), l’incarico poi potrebbe toccare a Podemos, dato in sorpasso sul Psoe. Vista la situazione d’emergenza anche a livello europeo i leader dei due partiti tradizionali potrebbero forse cercare l’accordo per un governo di unità nazionale.

A mezzanotte del 21 giugno è scattato lo stop alla pubblicazione di nuovi sondaggi. Secondo l’aggregatore del quotidiano El Mundo, le ultime stime davano su base nazionale il Pp al 29,5%, Unidos Podemos al 24,7%, il Psoe al 21% e Ciudadanos al 14,7%.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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