Pubblico impiego: il Governo adotta regole sempre più rigide e allarga sempre meno la borsa
Il Governo Renzi continua a infierire sui pubblici dipendenti, tartassati dal punto di vista economico (non rinnovano i contratti da 7 anni) e normativo. Dopo la stretta su licenziamenti di personale e dirigenti arrivano anche nuove norme più rigide in tema di assenze e ferie. Da sempre pensionati e pubblici dipendenti sono stati le vittime preferite degli interventi di quest’esecutivo, prono agli ordini e alla volontà di Confindustria, dei poteri finanziari, delle lobby che contano e pronto invece a scagliarsi contro chi tira avanti con il solo ausilio dello stipendio o della pensione.
80 EURO – Anche il famoso bonus di 80 euro si sta rivelando per molti un’illusione, visto che in totale già oltre un milione di dipendenti hanno dovuto restutuire il “maltolto” sia perché (è il colmo) rientravano nella categoria degli “incapienti” (reddito inferiore a 8.174 euro), sia perché l’aggiunta degli 80 euro ha prodotto lo sforamento del limite di reddito previsto (ossia 26.000 euro), sia, in prospettiva, perché si tratta di contribuenti che commettono errori (o addirittura li subiscono) nella compilazione della dichiarazione del modello 730 precompilato, in fase di indicazione di bonus e detrazioni fiscali. Tali errori infatti possono comportare la fuoriuscita dai parametri previsti per l’ottenimento del bonus fiscale.
STATALI – Per quanto concerne i dipendenti pubblici anche gli 80 euro conquistati a fatica potrebbero volatilizzarsi con il prossimo contratto. Gli effetti degli aumenti in busta paga post rinnovo contrattuale potrebbero neutralizzarsi per quella fetta importante dei dipendenti pubblici che hanno uno stipendio annuo lordo (imponibile fiscale) tra i 24 mila ed i 26 mila euro (dagli insegnanti agli universitari, dai dipendenti delle regioni a quelli dei ministeri, ecc.). Ma lasciamo il tema, doloroso, degli 80 euro che tanto hanno giovato alla causa renziana senza offrire particolari vantaggi a molti strati della popolazione, e torniamo alle novità normative per i dipendenti pubblici.
ASSENZE – Partiamo dalle Assenze: a fare il punto è l’Aran, l’Agenzia che rappresenta il governo nelle contrattazioni per il pubblico impiego. L’Agenzia sostiene che spacchettare le ferie e la malattia in ore, nonostante la questione sia stata dibattuta, è vietato. E ancora, l’amministrazione può richiamare a lavoro il dipendente in vacanza se c’è una forte necessità di personale, mentre non è proibito passare direttamente dalla villeggiatura alla malattia. L’Aran dunque, redigendo una summa che riassume i principi fissati dalla normativa, dai contratti e dalla giurisprudenza, scioglie molti nodi, offrendo uno strumento agile di consultazione per tutte le amministrazioni.
INDICAZIONI OPERATIVE – Si tratta, spiega il presidente dell’Agenzia Sergio Gasparrini di «indicazioni operative» in materia, che ricalcano «istruzioni riportate nelle nostre raccolte sistematiche ai quesiti e che si rifanno a orientamenti consolidati negli anni». Nessun cambiamento interpretativo dunque ma punti fermi su una materia, quella delle assenze, sotto i riflettori vista la stretta impressa dal governo con il decreto legge anti-furbetti. Si tratta solo di un anticipo di quel che verrà con il Testo Unico sul pubblico impiego atteso entro l’anno. Per quanto riguarda i controlli il progetto dell’esecutivo resta quello di creare un polo unico della medicina fiscale per contrastare il fenomeno dei finti malati.
LINEE GUIDA – Le linee guida dell’Agenzia, che riguardano a tutti i settori della P.A, assumono un interesse particolare anche per la coincidenza della loro pubblicazione con l’arrivo dell’estate. Per chi magari vorrebbe smezzare la giornata, partendo ad esempio la sera, l’Aran avverte: «la fruizione delle ferie non può avvenire ad ore». E lo stesso vale per la malattia, «non è frazionabile», anche se nei mesi scorsi se ne era parlato per permettere di far ricadere i permessi ad ore per le visite specialistiche sotto la voce ‘malattià.
FERIE – Non solo, il dipendente può essere richiamato al lavoro dal mare o dalla montagna, ma in questo caso scatta il risarcimento. Infatti se «per oggettive e prevalenti necessità organizzative l’amministrazione può far rientrare in servizio il dipendente in ferie», di contro «il lavoratore ha diritto al rimborso delle spese documentate di viaggio», scandisce l’Agenzia. Invece «occorre segnalare che non si rinvengono disposizioni, legislative o contrattuali, ostative alla fruizione delle ferie successivamente ad un’assenza per malattia e, quindi, senza la ripresa del servizio». Il via libera sulle ferie è tuttavia rimesso al capo. Ed è anche lecito sospendere le ferie per malattia, ma solo dietro adeguata e debita documentazione o ricovero.
LEGGE 104 – Rispondendo a un quesito posto dal personale della Sanità, l’Aran chiarisce che non si può utilizzare la malattia per attività sindacale, che «appare incompatibile con il riposo psico-fisico necessario ad una rapida ripresa della prestazione lavorativa». Si deve dunque ricorrere ai permessi ad hoc. Quanto alla legge 104, l’Agenzia precisa che, a meno di specifiche situazioni, non si possono convertire le ferie già fruite in tre giorni di permessi per assistenza a portatori di handicap. E a differenza della malattia, i permessi ex 104 non possono neppure essere presi nel mezzo della ferie.
Come si vede nel complesso quadro della riforma varata dal Ministro Madia si sta prospettando lo smantellamento di molte garanzie per i pubblici dipendenti, dalla stabilità del posto di lavoro, al trasferimento entro 50 km della sede di lavoro, al licenziamento senza molte garanzie (anche se per i pubblici dipendenti resterà in vigore, ma non per molto, l’art.18), all’impoverimento dei salari, che non hanno avuto e non avranno, soprattutto oltre certi livelli, i corretti adeguamenti agli aumenti del costo della vita intervenuti da sette anni a questa parte. Ma per questo Governo i dipendenti pubblici, come i pensionati, sono una categoria da sacrificare e, se possibile, da cancellare.