Skip to main content

Riforme: per salvarsi Renzi pensa di rinviare e spacchettare il referendum

Il rottamatore comincia a cedere su alcuni argomenti pur di conservare la poltrona dopo il futuro referendum costituzionale che, annunciato in un primo tempo per settembre, sembra dover slittare ad autunno inoltrato per consentire alla maggioranza di serrare le fila e di affinare una strategia vincente. Intanto gli ultimi sondaggi danno il No al 52% e il Si al 48%; c’è dunque modo e tempo di recuperare.

L’idea dello “spacchettamento” del referendum costituzionale è stata avanzata per primo da Riccardo Magi, segretario dei Radicali italiani. Ma non si tratta di un percorso semplice e breve, e questo può giovare agli interessi di Renzi e del Governo. Per poter verificare la possibilità di consultare l’elettore su più quesiti, in modo magari da approvare alcune parti della riforma e bocciarne altre, occorre infatti che la corte di Cassazione investa la Corte Costituzionale che dovrà verificarne la fattibilità. I pareri degli esperti sono discordi e non propendono per la suddivisione del quesito, ma la proposta continua però a farsi largo e ha il merito di concentrare il dibattito più sul merito che sul destino del governo.

Per arrivare alla Consulta occorre che almeno 120 deputati firmino la richiesta da presentare in Corte di Cassazione che poi investirà la corte Costituzionale, ma i Radicali non sono rappresentati alla Camera dei Deputati e dovrebbero agire quindi per interposta persona. La proposta è stata fatta propria anche da Scelta Civica, rilanciata dal sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, ma i numeri del partito che fu di Mario Monti non bastano. Occorre il contributo del Pd e delle forze di maggioranza, visto che sembra difficile che possa arrivare, sull’argomento, il contributo del M5S o di Forza Italia.

Durante il recente incontro al Quirinale, Matteo Renzi e Sergio Mattarella avrebbero discusso anche della data del referendum che dipende molto da quando la Cassazione dará il via libera al governo per fissare, in uno spazio che va da 50 a 70 giorni, la consultazione. Se però la Corte dovesse essere investita dalla richiesta di spacchettare la riforma in più quesiti, i tempi si allungherebbero. Il rischio è che la data cada a fine ottobre, domenica 30, molto a ridosso del ponte dei santi di novembre.

Il “vantaggio” per il governo starebbe nella possibilità di varare la legge di stabilità prima della consultazione. Mettere a riparo i conti pubblici consentirebbe al Paese di affrontare l’incerto esito referendario con maggiore tranquillità e minori rischi. Lo slittamento comporterebbe anche un ulteriore vantaggio per Renzi: se si voterà fine ottobre-novembre, a quel punto la Corte Costituzionale (convocata il 4 ottobre) dovrebbe aver deciso sulla costituzionalità dell’Italicum. Un’eventuale bocciatura da parte della Corte (si sussurra su capilista e premio di maggioranza, con previsioni già «condannate» dalla Consulta), consentirebbe al governo di riaprire i giochi sulla legge elettorale con la minoranza Pd e con le formazioni centriste. Ma l’ultima singolare pronuncia in tema di pensioni emessa dalla Consulta rende incerta ogni previsione, perché sembra proprio che la Corte si stia indirizzando verso una deriva di appiattimento sulle posizioni del Governo.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

Commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Firenze Post è una testata on line edita da C.A.T. - Confesercenti Toscana S.R.L.
Registro Operatori della Comunicazione n° 39741