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Attentato Nizza: Alfano, rafforzati i servizi di sicurezza. Il metodo car-jihad era già stato utilizzato dai terroristi

Alfano-immigrati

ROMA – Abbiamo rafforzato ulteriormente i nostri sistemi di vigilanza e di presidio degli obiettivi sensibili e abbiamo costituito una forma di riunione permanente del Comitato di analisi strategica antiterrorismo che fino ad oggi ha fatto un lavoro straordinario con controlli ininterrotti. Lo ha detto il ministro dell’Interno Angelino Alfano in una conferenza stampa al Viminale al termine del vertice sulla sicurezza antiterrorismo. Alfano ha esordito esprimendo il più profondo e sentito cordoglio e vicinanza al popolo francese dopo quanto accaduto a Nizza. Questo è l’ennesimo dolore prodotto a quel grande popolo e questa volta in occasione del festeggiamento della loro ricorrenza nazionale.

Quanto è successo ieri a Nizza ha sconvolto il mondo intero e abbiamo assunto immediate deliberazioni e iniziative a tutela del nostro territorio, ha aggiunto Alfano. In primo luogo abbiamo incrementato i controlli alle frontiere, non solo di Ventimiglia ma anche in Piemonte. In particolare a Ventimiglia abbiamo attivato ulteriori controlli: 30 unità della Polizia di Stato e 9 dell”Esercito. In totale, in Piemonte, sono dislocate 28 pattuglie. Tutto questo è stato fatto nell’immediato ieri sera dopo quanto accaduto. Sono stati attivati nella notte i collegamenti con la sala operativa dell’Interpol. Siamo in contatto con l’esperto della sicurezza a Parigi che si è recato a Nizza.

Di “car Jihad” come strumento di morte usato dai jihadisti ha parlato oggi anche il ministro degli Interni Angelino Alfano al termine di una riunione convocata per la strage di Nizza. Usare un veicolo per uccidere, come ha fatto ieri sera Mohamed Lahouaiej Bouhlel, massacrando almeno 84 persone, fa parte ormai di una strategia ben precisa ed anche ben propagandata dai tagliagola dello Stato Islamico (Isis). L’organizzazione terroristica di Abu Bakr al Baghdadi, infatti, dopo aver moltiplicato il meccanismo delle autobomba sul campo di battaglia, ha chiamato i suoi adepti, sia in rete sia con sermoni o filmati, a usare veicoli come arma letale negli attentati contro i “miscredenti”. Questo folle meccanismo è stato adottato da altri gruppi radicali islamici non formalmente legati all’Isis, come nel caso dei Territori palestinesi, dove gli investimenti di israeliani con automobili si contano a decine. A teorizzare per primo questa strategia nel dicembre 2014 è stato, come noto, il portavoce del Califfato in Siria, Abu Muhammed al-Adnani al-Shami, con una registrazione audio del dicembre 2014 che da ieri sera è rilanciata dagli internauti jihadisti, macabra premonizione dell’attacco di Nizza.

Il meccanismo della car jihad ha però precedenti più lontani: nel 2008 quando un arabo israeliano si gettò su auto e passanti a Gerusalemme, con una ruspa sottratta poco prima da un cantiere, o nel maggio 2013 a Londra quando due attentatori di origine nigeriana si scagliarono con la loro auto contro un soldato dell’esercito britannico per poi infierire sulla vittima con un’arma da taglio, e ancora il 20 ottobre del 2014 a Montreal quando in un sobborgo un uomo investì con l’auto due militari canadesi, uno dei quali è deceduto nell’impatto, l’altro ferito.

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