Riforma enti locali ancora in alto mare: i rischi per i dipendenti e i cittadini
La riforma e la riorganizzazione degli enti locali è sempre in alto mare, né il dl enti locali, recentemente approvato, ha comportato significativi passi in avanti. Le città metropolitane sono sempre in mezzo al guado, né carne, né pesce, faticano ad organizzarsi e hanno difficoltà di finanziamento. Per non parlare delle province, ancora in piedi, molte delle quali (in Toscana 9 su 10) rischiano il default. Con l’aggravante che restano gravi problemi, ancora insoluti, per la ricollocazione del personale. A oltre due anni dalla riforma non c’è male, proprio un bel risultato per la coppia Renzi – Delrio. Ancora oggi i lavoratori precari di province e città metropolitane hanno la grama prospettiva di non ottenere alcuna proroga dei loro contratti in scadenza, mentre il personale impiegato in quegli enti che versano in difficoltà economico-finanziaria rischiano concretamente il taglio del salario accessorio.
DIPENDENTI E SERVIZI – Sono questi punti non risolti dal decreto enti locali, così come approvato in commissione Bilancio della Camera dei Deputati e ora in aula, che Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl segnalano, rivendicando modifiche al testo nei prossimi passaggi parlamentari. Per i sindacati, infatti, si tratta di duemila lavoratrici e lavoratori precari delle province e città metropolitane, impiegati in quegli enti da anni, che rischiano di non ottenere alcuna proroga dei contratti a termine alla scadenza prevista per il 31 dicembre di quest’anno. Al momento, infatti, hanno la prospettiva certa di essere espulsi da questi enti dopo anni, senza che sia offerta loro alcuna prospettiva, privando allo stesso tempo i cittadini dei servizi pubblici garantiti dal loro lavoro. Con la loro mancanza saranno a rischio anche importanti servizi per i cittadini, ma il Governo non presta attenzione a questi dettagli. Riserva i suoi interventi alla grande industria, alla finanza, alle banche in difficoltà, risanata a spese dei risparmiatori.
SINDACATI – Così come, aggiungono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, ”molti enti stanno affrontando il grave problema della contestazione, da parte del Ministero dell’Economia, dei fondi del salario accessorio. Il testo del decreto, così come approvato in commissione, non salvaguarda infatti i livelli salariali del personale impiegato in quegli enti che versano in difficoltà economico-finanziaria, con il rischio, anche qui al momento concreto, che si registrino pesanti tagli al salario dei dipendenti”. ”Due punti – proseguono i sindacati -, precari in scadenza e salario accessorio, che si innestano nei gravi problemi economici e finanziari di provincie e città metropolitane, molte delle quali prossime ad una situazione finanziaria di dissesto”. Sono quindi, concludono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, ”queste le ragioni alla base delle iniziative di mobilitazione che metteremo in campo nelle prossime ore, e il 22 luglio in tutte le regioni italiane, con l’obiettivo di ottenere nei prossimi passaggi parlamentari delle modifiche che diano risposta non solo alle legittime richieste delle lavoratrici e dei lavoratori ma che salvaguardino i servizi pubblici ai cittadini”.
RENZI – Il Governo, Capitan Renzi in primis con tutta la sua ciurma, deve dare risposte concrete ai cittadini e ai lavoratori, aprirsi al confronto anche su temi che a suo giudizio non sono piacevoli. Il rottamatore ama fare grandi passerelle, incontri su temi di ampio respiro, visite ad aziende e politici importanti, mentre rifugge accuratamente il contatto con la realtà, con lavoratori, dipendenti pubblici, ceto medio, sindacati, pensionati, tutte categorie bistrattate dal Governo, ma che alle elezioni chiederanno conto di tutte le omissioni e manchevolezze del premier e dei suoi compari. Continuando di questo passo forse per Renzi sarà troppo tardi per correre ai ripari.