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Estate 2016, immersioni sub e bagni in mare: ecco i pericoli da evitare. Sicurezza in acqua

Viareggio, la spiaggia

FIRENZE – È purtroppo un classico di tutte le estati che le pagine di cronaca si riempiano per gli incidenti occorsi ai bagnanti: non solo quelli provocati dalla collisione con barche o moto d’acqua, ma anche quelli provocati dalla negligenza di alcune norme elementari, perfino nelle apparentemente innocue piscine pubbliche. Naturalmente devono stare in guardia anche gli amanti delle immersioni: molti si considerano dei professionisti anche se s’immergono solo d’estate. Ma è quasi sempre l’eccessiva confidenza con il mare e le sue profondità a provocare problemi, magari banali ma alla fine letali o devastanti. Per ridurre al minimo i rischi, basta comunque attenersi a poche regole, come ricorda anche l’associazione Stefano Cocchi, impegnata in attività dirette a migliorare l’educazione per la sicurezza e la salvaguardia dell’uomo in acqua: mai entrare in acqua da soli, mai tuffarsi senza prima acclimatarsi, mai bagnarsi a pancia piena.

DIGESTIONE – Non è una credenza popolare: bisogna aver digerito bene prima di fare il bagno. Non ci si butta in acqua a stomaco pieno, così come dopo un prolungato digiuno: il pericolo che il cuore si fermi improvvisamente, per una serie di riflessi che partono dallo stomaco disteso, è veramente molto forte. La digestione è una fase molto importante nell’economia del nostro organismo, con un gran spostamento della massa del sangue verso l’addome. Occorre, quindi, che siano trascorse 1-2 ore da uno spuntino o 3-4 ore da un pasto abbondante, prima di entrare in acqua.

MAI SOLI – L’acqua «non è nostra nemica, vi sono precise leggi fisiche (il principio di Archimede, per esempio) che ci obbligano a galleggiare e in pratica ci impediscono di andare a fondo, se non in particolari condizioni. La stessa vita è nata nell’acqua del mare, l’organismo umano si sviluppa e cresce in un liquido, quello amniotico, nel ventre della madre», premette l’associazione Cocchi, creata nel 1978 dal padre di un adolescente annegato in piscina e che oggi conta oltre 250 soci, tra cui esperti di medicina del nuoto, subacquea e iperbarica. Per gli esperti, «la paura dell’acqua è un elemento negativo che dobbiamo prima possibile imparare a vincere, ma anche l’eccessivo amore può diventare un fattore pericoloso, se diventa eccessiva confidenza. Nei rapporti con l’acqua, dovunque e comunque – raccomandano – ci deve guidare la prudenza». Dunque, mai avventurarsi da soli in acqua lontano dalla riva: ogni piccolo disturbo, la minima difficoltà possono trasformarsi in tragedia se nel momento del bisogno non c’è qualcuno in grado di soccorrerci: è il primo basilare pilastro di sicurezza del rapporto uomo-acqua, sostiene l’associazione.

TEMPERATURE – Attenzione anche agli sbalzi di temperatura: esiste una vera e propria pericolosità termica dell’acqua, perché c’è molta differenza tra la temperatura dell’acqua, 18-25 gradi C, e quella del corpo umano, di poco inferiore ai 37 gradi e che sale dopo l’esposizione al sole. Se un organismo accaldato modifica bruscamente, come accade quando ci si tuffa, la temperatura con cui viene a contatto la superficie del proprio corpo, può andare incontro a gravissime conseguenze, fino alla perdita di coscienza e all’arresto cardiaco (shock termodifferenziale).

PISCINE – Le piscine esse devono disporre di almeno due assistenti bagnanti muniti di regolari brevetti, contemporaneamente presenti alla vasca, durante l’apertura al pubblico, a norma della circolare n.16 del ministero dell’Interno del 5 febbraio 1951 e successive modifiche, ed esclusivamente preposti alla salvaguardia dei bagnanti. Il consiglio degli esperti è accertarsi che siano presenti e, in caso contrario, segnalarlo alle competenti autorità.

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