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Banche, bail-in: gli italiani temono un nuovo scippo sui conti correnti. Come quello di Amato nel 1992

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Nonostante il ministro Padoan abbia rassicurato mercati e risparmiatori il timore di qualche scherzo di Ferragosto del Governo ai danni dei risparmiatori e dei correntisti resta. Non è la prima volta che governi di sinistra mettono le mani nelle tasche degli italiani, senza avvisarli. Ventiquattro anni fa l’esecutivo presieduto da Giuliano Amato eseguì uno scippo magistrale, con la consueta collaborazione delle banche, togliendo il 6 per mille da tutti i conti di deposito detenuti negli istituti bancari in Italia.

Sebbene il Bail in, il meccanismo attuale studiato dall’Unione europea per far pagare ai correntisti i disastri di politici e banchieri, non sia un prelievo forzoso sui conti, alla fine il risultato è sempre lo stesso: tutto quello che c’è sopra i 100 mila euro di ogni cliente serve per pagare i buchi dei bilanci della banca in default. Il governo mette le mani avanti per giustificare il suo operato presente e (soprattutto) futuro: non si sfugge alla direttiva europea, forse si può ritardarne l’effetto ma la conseguenza non cambia, uno scippo legale.

Proprio come avvenuto nel 1992, ai tempi di Mani pulite, l’inchiesta che costituì lo spartiacque della storia d’Italia tra le due repubbliche. Era estate, anche allora i conti pubblici erano in sofferenza, non c’era ancora l’Euro. L’attacco della speculazione internazionale alla lira, allora imbrigliata nel meccanismo del Serpente monetario, spinse il dottor Sottile, Giuliano Amato, a mettere di notte le mani nei risparmi degli italiani senza nemmeno avvisarli. I cittadini furono così costretti a pagare, senza poter reagire, le scelte di politica economica miope. I tecnici l’hanno chiamata imposta straordinaria sulle rendite finanziarie e fu disposta dal consiglio dei ministri. Un’autentica patrimoniale sulla liquidità che colpì l’ammontare dei depositi bancari, di quelli postali e dei certificati di deposito presso istituti a medio termine. Non furono toccati invece i Bot, CCt e Btp in mano alle famiglie e alle imprese, e nemmeno le azioni. La sottrazione in percentuale: il sei per mille del totale posseduto dagli italiani alla fine portò nelle casse del Tesoro circa 5.600 miliardi di vecchie lire su una massa monetaria di circa 950 mila miliardi (circa 800 mila in mano alle famiglie).

Uno scippo in piena regola, per di più aggravato dalla destrezza, in quanto compiuto fulmineamente nella notte tra il 9 e il 10 luglio, che i magistrati non colpirono. Un’operazione ben architettata e premeditata, in quanto nei mesi precedenti il governo aveva fatto finta di voler colpire Bot e Cct, tanto che molti se ne erano liberati, vendendoli e restando con i portafogli gonfi di liquidità. Alle banche bastò fotografare la situazione dei conti correnti e dei libretti postali del 9 luglio per applicare l’aliquota del sei per mille e versare il maltolto nella casse del governo.

Oggi si guarda a quell’operazione con timore, anche perché Renzi e Padoan hanno dimostrato di non avere alcuno scrupolo nel metter le mani nelle tasche dei cittadini, soprattutto del ceto medio, e di infischiarsene, se necessario, di regole e sentenze della Corte costituzionale. La ragion di Stato, il volere del principe deve prevalere. E’ questa la principale filosofia renziana. E si teme che possa significare ancora una volta una fregatura estiva per moltissimi italiani.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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