Giovani: il 31% degli italiani (20-24 anni) non studia e non lavora. Siamo ultimi in europa
BRUXELLES – Nella fascia tra i 20 e 24 anni è del 31,1% la percentuale degli italiani che non studia e non lavora, i cosiddetti Neet (no employment-no training). E’ il dato peggiore d’Europa. L’ennesimo record di cui il Governo Renzi può andar fiero. Lo indica l’ufficio di statistica europea (Eurostat) con lo studio pubblicato in occasione della Giornata mondiale della Gioventù e dedicato allo stato della disoccupazione giovanile. Nella Ue i giovani tra 15 e 29 anni rappresentano il 17% della popolazione. Il dato italiano dei Neet è aumentato di quasi il 50% in 10 anni: nel 2006 era al 21,6%.
Nell’insieme della Ue, Eurostat indica dati dividendo i giovani in tre fasce di cinque anni ciascuna (15-19, 20-24, 25-29 anni). Nella fascia 15-19 anni il 78,5% si occupa esclusivamente dello studio, l’11,3% studia e lavora, il 3,7% lavora, i Neet sono il 6,3%. Tra i 20-24 anni, il 33% studia, il 16,9% studia e lavora, il 32,6% lavora, i Neet salgono a 17,3%. Tra i 25-29 anni l’8,2% ancora studia, il 13,5% lavora e studia, il 58,5% lavora ma i Neet salgono ancora al 19,2%.
Il tasso da record dei Neet italiani (31,1%) precede quello di Grecia (26,1%), Croazia (24,2%), Romania (24,0%), Spagna e Cipro (entrambe a 22,2%). Dall’altro lato della scala, Olanda (7,2%), Lussemburgo (8,8%), Danimarca, Germania e Svezia, tutte al 9,3%. E restano sotto il 10% anche Malta e Austria (9,8%). La Germania è il paese in cui i Neet sono diminuiti di più negli ultimi 10 anni (scesi dal 15,2% del 2006 al 9,3% del 2015, ovvero -5,9 punti). Subito dietro: Bulgaria (-5,3 punti), Svezia (-3,4), Repubblica Ceca (-2,9) e Polonia (-2,8).
Di nuovo l’Italia ha il dato del più forte incremento (da 21,6% a 31,1%, ovvero +9,5 punti percentuali), davanti a Grecia (+9,3), Spagna (+9,0), Cipro (+8,5%) e Irlanda (+7,8), tutti paesi che hanno dovuto chiedere programmi di assistenza finanziaria.