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Potere e privilegi: il Parlamento chiude i battenti per oltre 40 giorni. Si riapre il 12 settembre

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I nostri parlamentari non rinunciano alle lunghe ferie, il lavoro li ammazza durante l’anno e d’estate hanno bisogno di ritemprarsi il fisico e lo spirito per le battaglie del rientro, in primis quella del referendum costituzionale. L’estate per ora viene riempita dalle sterili polemiche sulla vignetta di un giornale sulle cos(c)e della Boschi: subito le vestali del politicamente corretto hanno lanciato strali, ma, come qualcuno ha poi osservato, nessuno ha mai sollevato obiezioni sull’epiteto di nano dato impunemente a Brunetta, sulla gobba di Andreotti o sulle vignette che raffiguravano il senatore Spadolini con minuscolo pisello.

Ma al di là delle polemiche estive resta il fatto che venerdì scorso, 5 agosto, il Parlamento italiano ha chiuso i battenti per riaprirli solamente il prossimo 12 settembre (forse il giorno dopo per i senatori). In tutto fanno una quarantina di giorni di stop. In realtà all’estero i politici si concedono soste estive ancora più lunghe: in Francia la sospensione dei lavori parlamentari sfiora i due mesi, così come in Germania (praticamente luglio e agosto per intero), per non parlare dell’Europarlamento, che si è fermato lo scorso 14 luglio per darsi appuntamento al 29 settembre: 46 giorni pieni pieni.

Nell’estate 2014 Renzi, a Palazzo Chigi da appena cinque/sei mesi, riuscì a imporre al Parlamento appena 25 giorni di sosta estiva. Già l’anno successivo, nel 2015, l’andazzo tornò quello del passato: i giorni di sospensione salirono a 32, una quota però accettabile. Quest’anno si sfiora la soglia delle sei settimane. Stavolta in realtà non esiste la necessità di rientri anticipati perché non ci sono provvedimenti urgentissimi da esaminare e da approvare. Il governo ha preferito rimandare a dopo l’estate – e forse anche a dopo il referendum – tutte le questioni più spinose.

Ma anche altre priorità sono molto diluite in questo periodo: per fare un esempio eloquente di come vengano considerati i tempi dal Governo, si può citare il caso del ministro delle riforme Maria Elena Boschi, per la quale, dopo i delitti di Lucca e Caserta, il femminicidio era diventato una priorità assoluta. Tanto che ha convocato immediatamente una «cabina di regia interistituzionale» sul tema per il prossimo… 8 settembre. Trentacinque giorni dopo. Alla faccia dell’urgenza.

In linea generale per gli italiani normali, esclusi politici e magistrati, al di là di piccole differenze tra una categoria e l’altra tutti i contratti nazionali impongono grosso modo quattro settimane di ferie. C’è solo una categoria che gode di un trattamento migliore di quello che si sono concessi i politici. È quella dei radiologi, che si riposano per 45 giorni lavorativi all’anno. Ma c’è una ragione: nel loro contratto, infatti, è previsto un «bonus» di quindici giorni rispetto ai trenta concessi agli altri medici per il «recupero biologico» dai rischi dovuti all’esposizione ai raggi x. Forse anche i nostri parlamentari potrebbero giustificare le loro ampie vacanze con la necessità del «recupero biologico» per gli stress patiti in aula o per la mortificazione di dover approvare a suon di fiducie moltissimi provvedimenti governativi.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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