Migranti: accoglienza limitata a non più di 150.000 ogni anno. L’accordo Anci-Ministero Interno
ROMA – L’Associazione nazionale di Comuni d’Italia (Anci) fa chiarezza sui dettagli del piano di ripartizione dei migranti condiviso con il governo, che prevede la possibilità di accogliere su tutto il territorio nazionale una media massima di 2,5 migranti ogni mille abitanti (ovvero un totale massimo di 150.000 migranti l’anno) e non – come erroneamente riportato da alcuni organi di stampa – 25 migranti ogni 1000 abitanti (che rappresenterebbero circa 1,5 milioni di migranti), cifra mai presa in considerazione in alcuna sede.
Il piano di riparto proposto da Anci mantiene inalterato l’attuale criterio di distribuzione regionale estendendolo, come metodologia, su base Comunale con correttivi che metteranno al riparo i piccoli Comuni e le grandi aree metropolitane, trasferendo il modello Sprar a tutti i Comuni Italiani in modo da avere una distribuzione equa e diffusa e programmata su tutto il territorio nazionale, eliminando l”attuale situazione che vede un approccio emergenziale con grandi concentrazioni in poche aree geografiche.
Questo, secondo i comuni, sarà l’avvio di una nuova fase della gestione dell”accoglienza che, capillarmente diffusa, riuscirà a salvaguardare i territori e le nostre comunità e a dare maggiore protezione ed integrazione alle persone che giungono nel nostro Paese.
Le iniziative di sistemazione vedono in questi giorni Milano al centro dell’attenzione, con la decisione del sindaco Giuseppe Sala di utilizzare la caserma Montello come “soluzione strutturale” escludendo così l”utilizzo dell”area del campo base di Expo. “Chi la dura la vince. Ma teniamo gli occhi aperti” ha scritto su Facebook il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, fortemente contrario all”ipotesi di ospitare i migranti nel campo base di Expo.
Anche il volontariato fa sentire la sua voce, contro l’Europa: una forte critica è venuta dal presidente della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca: “sui migranti, l’Europa è assente. Dov’è finito il piano di relocation? Al momento sono poco meno di duemila le persone trasferite a fronte delle 160 mila previste entro settembre 2017. E non c’è nessun boom degli sbarchi; si è solo creato un tappo, ai confini a Nord Italia dove si agisce come se l’Ue non esistesse già più, in una, questavolta davvero solidale, compattezza dei leader europei”.
Considerati i precedenti, è pia illusione sperare che un aiuto venga dagli altri paesi, che chiuderanno sempre più le frontiere lasciando a noi la patata bollente, ben sapendo che è materialmente difficile per l’Italia sbarrare centinaia di chilometri di coste a chi arriva con i barconi, e soprattutto confidando nella massiccia e purtroppo autorevole presenza, nel nostro paese, di sostenitori di porte aperte ad ogni costo e di associazioni che stanno trasformando l’accoglienza in un lucroso business.