Burkini: Alfano, l’Italia non lo vieta, sarebbe una provocazione. Polemiche politiche
ROMA – Dopo che in Francia è stato vietato l’uso del costume musulmano (il burkini) in spiaggia, con provvedimenti approvati anche dal primo ministro Valls, anche in Italia si è accesa una discussione in proposito. Salvini ha invitato i sindaci leghisti a emulare i colleghi francesi, mentre sul tema è intervenuto decisamente il ministro dell’interno, Angiolino Alfano, affermando di essere di opinione nettamente diversa rispetto alle Autorità francesi e, ovviamente, a Matteo Salvini. Dice Alfano: «Le nostre risposte, seppur dure, non devono mai diventare una provocazione potenzialmente capace di attirare attentati. Non mi sembra che il modello francese abbia funzionato per il meglio», osserva il titolare del Viminale. Decisione per molti aspetti giusta, volta a tutelare un principio di libertà, ma giustificata in modo pessimo, per paura di attentati in caso di divieto. Palesando sostanzialmente quasi un’accondiscendenza nei confronti delle richieste di chi può nuocere alla sicurezza del paese, per timori di ritorsioni. Non è questo che ci si aspetta da un ministro dell’interno.
BURKINI – Ma cos’è il burkini e in quali paesi è diffuso? E’ un costume che copre tutto il corpo, ad eccezione dell”ovale del viso, delle mani e dei piedi, ma è sufficientemente leggero da permettere di nuotare. E’ composto da tre pezzi: cappuccio, casacca e pantaloni. Come suggerisce lo stesso nome ”burkini” è concettualmente la fusione del burka con il bikini, che permette alle donne musulmane osservanti di mostrarsi su una spiaggia o ai bordi di una piscina senza spogliarsi e svelare il proprio corpo.
Il burkini è un’invenzione recentissima. Sfila per la prima volta poco prima delle Olimpiadi di Pechino del 2008 e diventa subito un successo commerciale. Il costume viene commercializzato dapprima in Australia, dove ottiene l’immediato gradimento tra le australiane musulmane, poi nei Paesi del Medio Oriente (negli Emirati Arabi Uniti e in Libia le donne lo usano ormai da anni), poi sbarca in America del Nord, e infine raggiunge l’Europa, dove sebbene siano stati numerosi gli episodi di donne vestite con il burkini allontanate da piscine e spiagge e ultimamente infiammi la polemica, questo castigato costume viene richiesto sempre di più dalle donne di religione musulmana, soprattutto in paesi come Norvegia o Olanda più tolleranti a questa nuova tendenza.
A crearlo, nel 2004, è stata una stilista australiana di origine libanese, Aheda Zanetti. L’idea, ha spiegato lei stessa a Le Monde, le venne guardando sua nipote mentre giocava a netball (un variante del basket). La ragazza si muoveva impacciata nel suo hijab. Un problema che toccava tutte le donne di origine musulmana che volevano fare sport. “Ho fatto qualche ricerca e non ho trovato abiti adatti per lo sport e le donne pudiche”. Quindi l’australiana ha dapprima immaginato un “hijood”, una fusione tra “hijab” e “hood”, (cappuccio in inglese), una tuta adatta per il “pudore” religioso, e il Burkini è arrivato sulla scia. L’idea in breve è diventata un marchio. Oggi rappresenta un business in crescita, tanto che all’inizio di quest”anno Marks & Spencer, storico marchio britannico, ha deciso di produrre una sua linea.
Siamo sicuri che fra poco tempo vedremo anche le nostre spiagge e le nostre piscine popolate da burkini ….. con la benedizione di Alfano.