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Migranti: Mario Morcone, capo del dipartimento immigrazione dell’Interno, facciamoli lavorare

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ROMA – Il prefetto Mario Morcone, Capo del Dipartimento dell’immigrazione al ministero dell’interno, è da sempre in prima linea, come suo dovere, per appoggiare e facilitare le politiche di accoglienza sfrenata promosse dal Governo. In una recente intervista Morcone propone di affidare ai profughi lavori utili per le città. Scoprendo l’acqua calda, perché già molti sindaci e molte associazioni lo fanno da tempo. Ma il prefetto aggiunge in più la proposta di pagarli e di premiarli con la concessione del permesso umanitario, che finora viene attribuito dalle apposite commissioni sulla base di precisi e stringenti requisiti. Proposta in linea col buonismo imperante stile Boldrini.

Dice il prefetto: “Convogliamo nel lavoro i migranti che sono legittimamente sul nostro suolo: i rifugiati o chi ha presentato richiesta, attribuendo una retribuzione che potrebbe essere ridotta: la decurtazione servirebbe per recuperare i costi dell”accoglienza. E chi mostra buona volontà e capacità d’inserirsi nel nostro contesto sociale potrebbe ottenere un’attenzione diversa nell’accoglienza, come il permesso umanitario”.

In realtà, visto che finora dobbiamo provvedere all’accoglienza forzata di tutti quanti arrivano nel nostro paese, e si tratta di gran parte di migranti economici, questa soluzione potrebbe costituire il male minore, ma costituire anche un ulteriore incentivo ad approdare in Italia. Senza tralasciare il fatto che forse alcuni italiani in difficoltà ( ad esempio i pensionati) sarebbero pronti a svolgere lavori socialmente utili in cambio di facilitazioni e di una, seppur bassa, retribuzione.

AGGIORNAMRNTO DELLE 13:00 – Il Ministro dell’Interno evidentemente è d’accordo con la nostra interpretazione, visto che ha corretto le dichiarazioni del suo Capo Dipartimento, un po’ troppo loquace s pregiudicato: «un punto di principio è chiaro, questi lavori si svolgono dando sempre la precedenza agli italiani, per noi la regola è questa, prima gli italiani. Altra cosa – prosegue – è il volontariato nei Comuni che accolgono i profughi e che può incidere sulla percezione che ne ha la comunità, contrastando l’idea del stanno qui all’infinito senza far nulla: questo è un punto su cui intervenire».

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