Profughi: Europa, Francia e Germania prendono in giro l’Italia. Renzi riuscirà a far valere l’interesse nazionale?
ROMA – Il problema della ricollocazione dei profughi adesso ospitati in Italia sarà posto dal premier Matteo Renzi a Merkel e Hollande nel corso del summit di Ventotene. Ma già si sa che i due faranno orecchi da mercante. La Ue e gli altri partners europei sono infatti quasi completamente inadempienti sul tema dei ricollocamenti.
La Francia, ad esempio, dovrebbe farsi carico di 7mila migranti oggi in Italia entro settembre del 2017: finora ne ha accolti 300. Ma anche Angela Merkel non ha preso nessuno dei profughi sbarcati in Italia e che stando a un accordo europeo dovevano essere ridistribuiti tra i tutti i Paesi del Vecchio continente. Quella dei ricollocamenti è una delle pagine più imbarazzanti per la Germania La Merkel ha annunciato che avrebbe dato un tetto a 27mila persone ma sono stati soltanto 57 i rifugiati ammessi alle politiche europee sull’immigrazione.
Alla fine del terzo semestre del 2016 -spiegano fonti del ministero degli Interni – sono stati appena un migliaio i profughi trasferiti alle altre nazioni dei Ventotto. Alla fine del maggio scorso erano poco meno di seicento. Per constatare il completo fallimento dell’Europa basta citare alcuni numeri. Il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, aveva strappato a tutti i partner la promessa di ospitare 40mila disperati sbarcati in Italia (24mila) e in Grecia (16mila) fino all’anno prossimo. Un numero destinato di fatto a raddoppiare sia nel 2018 sia nel 2019.
Nel maggio di due anni fa al consiglio dei ministri dell’Interno si firmò un accordo per un’equa spartizione tra imigranti in fuga dallegrande guerre verso l’Europa, arrivati tra il 15 agosto 2015 ed il 16 settembre 2017. Il tutto mentre l’Italia e la Grecia si ritrovarono da sole, con le loro marine militari, a salvare in mare i profughi, l’Ungheria erigeva muri di filo spinato verso Serbia, Croazia e Slovenia e la Francia – complice l’allarme terroristico – riattivava i controlli alle frontiere. Seguita poi da Austria e Svizzera (extra Ue).
Proprio per disinnescare questa bomba arrivò l’agenda Juncker, un compromesso nel quale l’Europa accettava di prendersi in carico i migrantiche non potevano rientrare nei Paesi d’origine (eritrei, siriani iracheni), mentre Italia e Grecia – “invogliate” con 2,5 miliardi e mezzo di stanziamenti straordinari e un po’ di flessibilità in più per risarcire i loro sforzi – dovevano mostrarsi più virtuose nell’identificare con gli hotspot gli stranieri alle loro frontiere.
In teoria, bastava soltanto che i dipartimenti immigrazione di Roma e Atene inviassero alla cosiddetta rete di Dublino la lista degli avanti diritto. Invece non è successo nulla, anche perché a non rispettare gli impegni sono stati le prime due economie dell’area. La Francia ne dovrebbe accogliere – entro il settembre del 2017 – 7.115 dall’Italia e 12.599 dalla Grecia. Risultato? Non ne ha presi più di 300. La Germania, dopo aver annunciato che avrebbe dato un tetto a 27mila rifugiati, ne ha voluti soltanto 57.
Dall’inizio dell’anno sono sbarcate sulle nostre coste o entrate nei nostri confini circa 105mila persone. L’agenda Juncker tutela soltanto tre nazionalità, delle quali soltanto una (gli eritrei) è presente in Italia. A ogni vertice dei min istri degli Interni quando Angelino Alfano chiede perché non applicano gli accordi, i suoi colleghi neppure gli rispondono. E resta ambigua anche la posizione dell’Unione europea. Il commissario all’Immigrazione, il greco Dimitris Avrampolous, dopo aver accusato Roma di essere troppo lenta nel la parte burocratica che le compete, non perde occasione di annunciare lettere di fuoco ai Ventotto per ricordargli i loro impegni o minacciare loro di ripercussioni legali. Peccato che poi, in pratica, non sia stata aperta alcuna procedura d’ infrazione, lanciata invece contro l’Italia, «carente nelle strutture di ricezione per i richiedenti asilo da ricollocare» o nelle «sistemazioni pre-rimpatri» visti i soli 420 posti. Come dire becchi e bastonati dall’Europa.