Profughi: stanziati 40 milioni di euro per ospitarli in edifici demaniali. Sale alle stelle la spesa per l’accoglienza
ROMA – Il problema dell’allocazione dei profughi o presunti tali che continuano a sbarcare senza sosta sulle nostre spiagge, graziosamente salvati e trasportati a riva dalle nostre navi, continua ad essere una questione italiana: nessun soccorso dalla Ue e men che meno dalla Germania (ridicola l’offerta di ospitarne qualche centinaio avanzata dal ministro dell’interno tedesco). Di fronte alle difficoltà di reperire luoghi idonei e per far fronte alle proteste degli abitanti e alle richieste dei comuni il governo intende mettere a disposizione caserme inutilizzate e per questo ha già stanziato 40 milioni di euro. Che si aggiungono ai già stratosferici costi dell’accoglienza e serviranno per la ristrutturazione e la predisposizione di altre strutture dei ministeri di Difesa, Economia o degli stessi Interni, oppure del Demanio.
STRUTTURE – Cinquemila posti sono già stati individuati, ma l’obiettivo è raggiungere una quota ancora più alta, forse fino a ventimila posti, distribuendo su tutto il territorio richiedenti asilo e minori non accompagnati ed evitando il collasso dei centri del sud Italia. Di fatto, nell’elenco delle strutture già attive figurano anche quelle “emergenziali”, che sopperiscono alla mancata accoglienza da parte di alcuni comuni, accade in Veneto, dove la prefettura di Venezia e il Dipartimento per l’Immigrazione hanno realizzato una “tendostruttura”. Nella stessa regione sono già state individuate altre caserme che, presto, saranno attrezzate per ospitare i migranti in arrivo.
CASERME – Attualmente sono soltanto sei le ex caserme già utilizzate come centri di accoglienza, una in Friuli, quattro in Veneto e una in Sicilia. Nell’ex caserma Cavarzerani di Udine sono ospitati 1.069 migranti. Nell’ex caserma Prandina di Padova sono rimasti solo in 20 (dopo le proteste degli abitanti), mentre a Bagnoli di Sopra, nell’ex base dell’Aeronautica, si contano 639 persone. In 653 sono ospiti nell’ex caserma Serena di Treviso, mentre a Conetta di Cona, in provincia di Venezia, la prefettura ha predisposto una struttura di emergenza che ospita 927 persone, ma altri immobili in Veneto, e in quella stessa area, sono già stati individuati dal ministero dell’Interno. Alcune caserme, come quella nel Comune di Muggia, in provincia di Trieste, sono già state concesse al ministero dell’Interno, che ha stanziato i soldi per i lavori.
ANCI – Il progetto accompagna l’accordo che sarà concluso a settembre tra il Viminale e l’Anci e prevede l’adesione dei comuni al progetto Sprar e la distribuzione di 150mila migranti su tutto il territorio, anche in cambio della messa a disposizione, da parte dello stato, di immobili demaniali, in gran parte nel Nordest e nel Lazio. La Toscana sarebbe toccata solo marginalmente, qui impera il Governatore Enrico Rossi, che pretende la distribuzione a piccoli gruppi su tutto il territorio regionale. A tal proposito ci sono stati già dissensi con la prefettura del capoluogo toscano.
NORD – In Friuli sono quattordici in tutto le strutture individuate, undici in Veneto, dove l’ex base missilistica Silvestri di Conetta di Cona è già nella disponibilità della prefettura e presto dovrebbe ospitare i migranti che si trovano nella tendopoli. In Lombardia sono state individuate otto strutture, due a Milano, dopo le tante polemiche sull’impiego delle strutture destinate ai dipendenti dell’Expo. Sono la caserma Bartoli la Mancini. Poi una caserma in Piemonte, ad Asti, e una in Liguria, in provincia di Imperia, due nel Lazio, a Viterbo, l’ex deposito di munizioni Sabbatini è già stato consegnato alla prefettura, mentre presto partiranno i lavori nell’ex caserma militare De Carolis di Civitavecchia. In Campania gli immobili individuati sono tre.
TOSCANA – In Toscana sarebbe stato identificato soltanto il Forte del Pozzarello, fortificazione costiera situata nel comune di Monte Argentario. A suo tempo (2009) si era parlato delle caserme Donati di Sesto Fiorentino o della ex Lupi di Toscana a Scandicci quali possibili destinazioni a sedi di centro di identificazione e espulsione, ma poi tutti i progetti sono rientrati.
SUD – A Napoli, l’ex arsenale dovrebbe essere acquisito in tempi brevi, mentre la caserma Cesare Battisti di Bagnoli è ancora nella disponibilità del Demanio, infine, l’ex casa mandamentale nel comune di Morcone, in provincia di Benevento, che è già stata presa in consegna dalla prefettura. In Sicilia, oltre all’ex caserma Gasparro, dove sono ospitati i minori, si discute dell’ex carcere militare di Palermo, dell’ex deposito rifornimenti di Vizzini, in provincia di Catania, di una struttura a Castelvetrano (Tp) e di un’altra a Marsala.
RIPARTIZIONE – Questo il quadro della possibile ripartizione dei profughi, al fine di alleggerire le strutture del sud. Ma sembra un’impresa disperata, come svuotare il mare con un cucchiaio, visto che quelli che arrivano continuano ad essere molti di più di quelli che si spostano, e che non possono uscire dal nostro paese a causa del blocco alle frontiere di Svizzera, Austria e Francia.
RISORSE – Il costo per le ristrutturazioni e gli adeguamenti dei locali ammonterebbe, come detto, a circa 40 milioni di euro. Sono tutte risorse che vengono sottratte all’azione di rilancio dell’economia o al sostegno delle famiglie italiane bisognose, aiutate a parole, ma dimenticate in pratica dal governo. Ma Renzi e i suoi sono contenti così; fra non molto sicuramente anche a questi ospiti sarà concessa la cittadinanza e quindi il diritto di voto e allora dovranno mostrare tutta la riconoscenza dovuta a chi li accoglie e li mantiene di tutto punto.
Il Governo dovrebbe convincersi che l’accoglienza non può essere infinita e che occorre cominciare a rimandare i migranti che non hanno diritto nei loro paesi d’origine: il ministro Alfano l’ha accennato timidamente, ma è stato sopraffatto dall’ondata di buonismo che pervade soprattutto il Pd, a cominciare dalla vestale dei migranti, la presidente della Camera Laura Boldrini, la sinistra in genere, il volontariato interessato all’accoglienza (stipula infatti lucrosi contratti), la Caritas e gli ambienti cattolici in genere, in testa Mons. Nunzio Galantino, segretario della Cei, la conferenza episcopale italiana. Ma il paese e la nostra economia non possono sopportare ulteriormente questo andazzo. Già si manifestano in molte città segni di rivolta degli abitanti e il governo dovrebbe prestare attenzione a questi segnali se non vuole che si precipiti in una vera e propria guerra civile.