Jobs Act: dopo i primi effetti positivi arrivano le conseguenze nefaste
ROMA – L’anno scorso prevedemmo il rischio concreto che la maggior qualità dell’occupazione svanisse con il finire della decontribuzione. I nuovi dati riportati dall’Osservatorio Inps sul Precariato ci stanno dando ragione. Lo dice in una nota il segretario generale della Uil Fpl Giovanni Torluccio sui dati Inps in merito ai contratti stabili.
Ancora una voce dunque a smentire gli effetti fantasmagorici del Jobs act sempre vantati da Renzi, che in questo modo ha abbindolato anche la Merkel raccontandogli riforme eccezionali. Dopo tre anni di decontribuzione si torna dunque indietro, con l’aggravante che le tutele per i lavoratori sono minori.
I contratti a tempo indeterminato in questo semestre 2016 sono calati dell’84% rispetto al saldo positivo dei contratti stabili dei primi sei mesi del 2015. Cala quindi ulteriormente il saldo positivo dei nuovi contratti a tutele crescenti a tempo indeterminato. Il calo, a partire dal settore privato è da ricondurre al fatto che nel 2015 potevano beneficiare dell’abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di tre anni.
Non è con l’abolizione delle tutele ai lavoratori (art.18) che si crea occupazione. Ma non è avvenuto solo questo, sostiene ancora Torluccio. “E’ doveroso ricordare che sono passate in silenzio le conseguenze nefaste del Jobs Act nei confronti di alcune categorie di lavoratori del terzo settore ma anche nella sanità privata. Pochi sanno che nel solo 2015, (ma sta continuando anche in questo 2016), – sostiene – sono stati migliaia i lavoratori impiegati nei servizi socio-sanitari assistenziali che, a seguito dei vari cambi appalto e quindi nel passaggio da una cooperativa o società all’altra hanno perso le tutele previste dalla legge 300/70 (art.18) stipulando un nuovo contratto seppur con una eventuale continuità lavorativa. L’unica cosa certa del Jobs Act – conclude Torluccio – in questo caso specifico è che migliaia di lavoratori, con anni di anzianità di servizio, possono essere estromessi dal mercato del lavoro in qualsiasi momento.”