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Pd: D’Alema scontro frontale con Renzi. Crescita zero, no al referendum, le riforme vanno cambiate

dalemaVICENZA – Parlando a Vicenza a una Festa della sinistra D’Alema ha sferrato un’ulteriore attacco fontale a Renzi, non aderendo all’invito alla concordia nazionale che il segretario aveva lanciato, approfittando dell’evento terremoto. E ha iniziato chiarendo che la colpa dei contrasti si deve proprio al rottamatore e nacquero a Firenze, dopo un comizio che lui fece a favore di Renzi: «i conflitti interni al Pd li ritengo un fatto negativo, ma il promotore di questo conflitto non sono io è il segretario del partito. Non è che D’Alema è contro Renzi, i miei rapporti con il segretario sono diventati come lo sono oggi dopo che ero andato a fare un comizio per lui quando era candidato sindaco a Firenze e poi, il giorno dopo, mi sono trovato a leggere la frase secondo cui Renzi vuole rottamare D’Alema».

REFERENDUM – «Non è vero che se vince il no non si faranno riforme. Sono convinto che è possibile fare una limitata, efficace, buona e condivisa riforma e nei prossimi giorni avanzeremo una proposta concreta. Io faccio quello che mi sento di fare – ha puntualizzato -. La mia forza è che non voglio nulla e non ho nulla da chiedere a nessuno. Non ho nulla da difendere, me ne sono andato dal parlamento da solo, ho lasciato spontaneamente prima che arrivasse Renzi». Precisa poi la sua ricetta: deputati ridotti di 250, senato dimezzato, voto di fiducia solo alla Camera e «un comitato di conciliazione per evitare la navetta, come accade negli Usa, dove c’è il bicameralismo perfetto».

RITORNO – E se il Pd – gli è stato chiesto – le chiedesse di tornare? «Sono per le cose che mi interessano – ha concluso -. Sono già in campo, nessuno mi ha tolto da lì». E aggiunge: «Già bocciammo la riforma fatta da Berlusconi, pressoché identica a questa. Loro hanno cambiato idea. Io no. Una vecchia barzelletta sovietica, diceva, cos’è il deviazionismo? È andare dritti quando la linea va a zig zag. Ecco, io sono un deviazionista».

CRESCITA – «La crescita del Paese, che era stata annunciata come strabiliante, è zero. Siamo ultimi. Diceva il premier: adesso non ce n’è per nessuno. Beh, ce n’è invece. Mi pare evidente che la politica economica del governo non è efficace».

DIMISSIONI – Non ho chiesto le dimissioni di Renzi, è stato lui a dire «se perdo il referendum me ne vado, poi se perdo non me ne vado. E’ tutta una sfida tra Renzi e Renzi – ha aggiunto -. Io dico semplicemente che la riforma costituzionale è un provvedimento cattivo che non va fatto». Parlando del Pd ha aggiunto: «le sconfitte gravi si stanno accumulando, tanto che nelle ultime amministrative abbiamo perso un milione di voti. Mi fa piacere – ha puntualizzato – che sia stata lasciata cadere la minaccia che se non si vota al referendum si va alle elezioni anticipate. Adesso Renzi dice che si vota nel 2018. Non so se con un’altro governo, non compete a me dirlo ma al Capo dello Stato”.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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