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Banche: Renzi, saranno licenziati 150.000 bancari. I sindacati minacciano sciopero generale

banche

CERNOBBIO – Renzi prima di partire per la Cina ha voluto ribadire, a Cernobbio, la solidità del sistema bancario, aggiungendo però l’argomento della necessità di una sua profonda ristrutturazione. Accendendo una polemica con i sindacati dei bancari ha sostenuto che ci sono troppe banche («devono aggregarsi»), troppe poltrone e filiali e anche troppi dipendenti.

AGNESE – E qui viene il punto dolente, che ha causato la rivolta dei bancari, non dei banchieri, che invece vengono agevolati e tutelati in ogni modo dal premier. Il problema, ha detto Renzi secondo quanto riferito, è che il numero di 328 mila bancari (tanti sono i dipendenti delle banche italiane) è sproporzionato. Secondo il premier, il mondo è cambiato anche nei servizi finanziari ed usa un’immagine familiare per descriverlo, portando ad esempio sua moglie che se prima si recava in filiale oggi fa tutto dallo smartphone. E da qui a 10 anni ci saranno 150 mila, 200 mila bancari.

SINDACATI – Queste affermazioni hanno fatto scendere i sindacati dei bancari sul piede di guerra, con la minaccia dello sciopero generale. In un comunicato unitario di tutte le sigle sindacali del settore, i bancari dicono: “L’affermazione del presidente del consiglio Renzi circa la necessità di ridurre, in 10 anni, di 150mila lavoratori bancari (15 mila all’anno supponiamo), il numero degli addetti nel settore creditizio, merita una sola risposta: Sciopero Generale!!!”.”Adesso Basta! A chi vuole l’eutanasia del settore creditizio – scrivono ancora – occorre rispondere con la mobilitazione. Secondo i sindacati, prima di fare queste dichiarazioni “che rischiano di destabilizzare l’intero settore”, il premier “aveva l’obbligo di consultare le parti Sociali (Abi e sindacati), fare valutazioni di opportunità. La sua analisi si basa invece sul fatto che sua moglie usa lo smartphone invece di recarsi allo sportello bancario. Con il più bieco populismo dichiara che bisogna ridurre gli occupati (ma un Presidente del Consiglio non deve pensare a come incrementare l’occupazione visto anche gli esiti negativi del Jobs Act?), ridurre il numero delle filiali, aggregare le banche e che la politica deve stare fuori da questi processi”.

AFFERMAZIONI SCONCLUSIONATE – Affermazioni “contraddittorie”, secondo Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Sinfub, Ugl Credito, Uilca e Falcri Silcea. “Infatti – sottolineano – ci chiediamo: se la politica deve stare fuori dalle banche (e noi lo affermiamo da sempre) perché il governo deve imporre il numero delle filiali, delle banche, degli addetti? Ma Renzi non ci ha spiegato fino a ieri che ‘E’ il mercato bellezza!”. E perché, aggiungiamo noi, il governo interviene, a spese nostre, per salvare le banche degli amici (Banca Etruria) o legate al Partito (Monte Paschi), guarda caso tutte banche toscane?

I sindacati dei bancari invitano quindi anche l’Abi “a prendere posizione contro queste sconclusionate affermazioni del premier. Anche perché Renzi deve spiegare a tutti i cittadini, chi pagherà i costi sociali di questa drastica riduzione del personale? Con quali soldi? Con quali strumenti? Oppure Renzi, con le sue esternazioni, vuole invitare i banchieri a licenziare personale, decisione che contrasteremo ferocemente?. Se il presidente del Consiglio non convocherà immediatamente le parti sociali – avvertono i sindacati – inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale delle lavoratrici e dei lavoratori”.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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