Migranti: le istituzioni Ue chiedono aiuto ai grandi del G20 per affrontare l’emergenza
HANZHOU – L’Europa, in grave difficoltà per la questione dell’accoglienza migranti, che è assolutamente incapace di governare, tramite i suoi massimi rappresentanti chiede aiuto ai Paesi del G20, molti dei quali però fanno parte già della Ue. Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha dichiarato dal G20 di Hanzhou che la capacità di accoglienza dei rifugiati in Europa è “vicina al suo limite” e ha fatto appello alle altre potenze del G20 ad assumersi le proprie responsabilità. “Dobbiamo essere realisti e pragmatici – ha aggiunto Tusk – Il problema non sono solamente i rifugiati che vengono da Paesi in guerra come la Siria. Noi stiamo parlando di 60-70 milioni di profughi nel mondo, un fenomeno che inizia anche qui in Asia”.
JUNCKER – Concetto ribadito anche dal presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker: «Dobbiamo discutere la questione dei rifugiati a questo tavolo dei leader del G20. La commissione sta lavorando nella preparazione di un ambizioso piano di investimenti esterni, usando fondi pubblici per attrarre capitali privati. Dobbiamo combattere contro le rotte dei migranti, nei Paesi di transito, e questo è il motivo per cui abbiamo deciso di estendere il nostro piano al mondo esterno. Oggi l’Unione Europea sta guidando il cammino: quest’anno l’Eurozona cresce più velocemente di Usa e Gran Bretagna e attendiamo una crescita all”1,8%». Juncker ha poi sottolineato che la disoccupazione è scesa ai livelli più bassi di 7 anni: più di 7 milioni di posti di lavoro sono stati creati in questo periodo.
ITALIA – Sarà tutto vero, ma resta il fatto che l’Italia arranca nelle retrovie del gruppo dei 27 paesi europei sotto il profilo della crescita mancata e della disoccupazione, soprattutto giovanile, sempre a livelli record. Mentre deve sopportare, insieme alla Grecia, il peso immane di una moltitudine di immigrati, per lo più clandestini, che nessuno vuole ospitare. Nonostante i grandi proclami di Renzi siamo sempre fra gli ultimi (lui stesso ha riconosciuto che siamo tornati in gruppo, ma in coda).