Firenze: prima unione civile fra donne in Palazzo Vecchio. Con la marcia nuziale
FIRENZE – Primo sì, in Palazzo Vecchio, fra lei e lei. Una in abito da sposa, come in un matrimonio tradizionale, l’altra in pantaloni bianchi. Davanti al sindaco, Dario Nardella, hanno detto sì Danila Siani, 35 anni, e Carmina Ciorella, 30. Introdotte dalla marcia nuziale di Mendelssohn, le due donne, entrambe in bianco, si sono scambiate gli anelli nella sala Rossa dei matrimoni, suggellando il rito per la loro unione con un lungo bacio e tante lacrime di commozione.
La cerimonia è stata inizialmente ostacolata da un piccolo inghippo: il ritardo di qualche decina di minuti di Carmina, rimasta imbottigliata nel traffico, come ha spiegato lei stessa. «Amore, pensavo che non venissi più… », ha scherzato al termine del rito Danila. Le due, che hanno spiegato di stare insieme da cinque anni, hanno raccontato di aver cominciato a riflettere sulla possibilità di unirsi civilmente quando sono iniziate le discussioni sulla nuova legge. Ma non pensavano che sarebbe mai stato possibile, in Italia. E invece, hanno sorriso. Non hanno mai pensato di sposarsi all”estero: «Viviamo qua: dunque non vedo perchè avremmo dovuto fare qualcosa fuori dal nostro paese che in Italia nemmeno è riconosciuto», ha spiegato Carmina. Quanto all”ipotesi di adottare figli, sempre Carmina ha detto che «un figlio ce l”ho già, Leonardo (il bambino era con lei alla cerimonia): e ora ho tutto, lui, Danila, una casa e un
cane, il nostro Poldo».
Il sindaco, nel suo discorso ha ricordato di essere stata contattato per l’unione con una mail da Danila, che lavora come autista all”Ataf, la società fiorentina del trasporto pubblico: «Oggi – ha detto alle ragazze – la vostra scelta acquisisce un significato più importante. Per voi ho pensato a una bellissima espressione di Roberto Benigni sulla felicità. Benigni ha detto che la cosa più importante é proprio lei, la felicità tutti dobbiamo cercarla. Voi oggi l’avete trovata – ha concluso – e nel farlo ne avete regalata un po anche per noi».