Economia: l’Ocse rivede pesantemente al ribasso le stime del pil per l’Italia, inchiodata al +0,8% anche nel 2017
PARIGI – L’Ocse (Organizzazione per la cooperazione sociale ed economica) ha pesantemente rivisto al ribasso le previsioni di crescita economica dell’Italia, che si attesterà allo 0,8 per cento quest’anno e resterà inchiodata a questa dinamica anche nel 2017. Il livello di espansione ora previsto dall’ente parigino, in un aggiornamento di interim dell’Economic Outlook, risulta di 2 decimali di punto più basso sul 2016, rispetto alle previsioni di tre mesi fa, e di ben 0,6 punti più basso per il 2017. Si tratta del livello di crescita più basso di tutti i Paesi europei elencati e del secondo più basso dei Paesi avanzati, dopo il Giappone su cui è atteso 0,6 per cento sul 2016 e 0,7 per cento il prossimo anno. Quanto alla portata della revisione, quella effettuata sulla Penisola è la più forte dopo quella che ha riguardato la Gran Bretagna il prossimo anno: l’Ocse ha tagliato di un intero punto la stima di crescita 2017 del Regno al più 1 per cento, a seguito del referendum per la Brexit. La previsione 2016 del Regno è però stata ritoccata al rialzo di un decimale all’1,8 per cento.
In Italia sono stati compiuti “notevoli progressi in materia di diritto del lavoro. Questo ha avuto un effetto sulla ripresa del tasso di occupazione dando vita a un nuovo slancio. L’idea era che questo slancio continuasse nel 2016 ma le nostre speranze sono andate deluse”: lo dice Catherine Mann, capo economista dell’Ocse, precisando che questa situazione è dovuta, tra l’altro, alla scarsa “fiducia” e all’incertezza politica sugli esiti del prossimo referendum costituzionale.
Accusa il colpo Matteo Renzi che, di ritorno dal suo show all’Onu, ha affermato, incontrando a Milano gli industriali della moda: «Credo che il 2017 per l’Italia sia un anno impegnativo, perché i segnali di ripresa non sono forti come vorremmo, c’è ancora molto da lavorare.» E se lo dice lui che normalmente spara previsioni ottimistiche a tutto campo, che si rivelano poi sballate, vuol dire che la situazione è veramente seria e che le politiche del governo, in oltre due anni e mezzo, non sono servite per niente a rilanciare l’economia, ma hanno preservato soltanto gli interessi di banchieri, di grandi industriali, e di quella parte del ceto politico legata al carro del rottamatore.