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Il rebus dell’Italicum: le varie ipotesi di modifica dopo il voltafaccia di Renzi

seggio_elezioni_regionali_toscana_2015_2Quale metodo elettorale va bene per l’Italia o piuttosto per i partiti italiani? Si tratta di tema che appassiona soprattutto (o soltanto) i parlamentari, perchè dalla legge elettorale, dal sistema di voto, dipende il loro futuro, dipende la loro permanenza alla Camera. Ma la gente non capisce, preferirebbe che il Parlamento si occupasse dei problemi concreti dell’Italia e non solo di referendum o di Italicum. La legge elettorale nel nostro paese è ballerina, si è cambiato quattro volte metodo di votazione negli ultimi 20 anni: proporzionale, Mattarellum, Porcellum, Italicum.

SIATEMI – Questa la successione temporale: sino al 1992 si è votato con il proporzionale puro. Poi, dopo il referendum dell’aprile 1993 che abolì la preferenza multipla, fu introdotto un nuovo sistema elettorale, il Mattarellum, con il quale si è votato tre volte: nel 1994 vinse Berlusconi; nel 1996 vinse Prodi; nel 2001 vinse nuovamente Berlusconi. Tale legge fu cambiata a dicembre del 2005 quando al posto del Mattarellum fu introdotto il Porcellum: la legge fu voluta dal centrodestra, perchè Berlusconi era convinto che con il Mattarellum avrebbe perso le politiche del 2006. Ma il Cavaliere sbagliò i calcoli: il Porcellum premiò il centrosinistra, ancora una volta guidato da Romano Prodi. Con il Porcellum si è votato anche nel 2008 e nel 2013. Dichiarato parzialmente incostituzionale nel 2014, il Porcellum è stato infine soppiantato dall’Italicum.

ITALICUM – Ma anche su quest’ultimo gravano sospetti di incostituzionalità e la Consulta ha rinviato a dopo il referendum l’udienza prevista per il prossimo 4 ottobre. Tuttavia, il dibattito sulla legge elettorale è più vivo che mai e avvince i parlamentari, preoccupati di elaborare il sistema che più li garantisce. Ecco le posizioni sul tappeto, che però stanno subendo variazioni in eguito alle convenienza del momento; non è una sorpresa, siamo in Italia.

GOVERNO – L’esecutivo Renzi volle fortemente l’Italicum al punto da porre in aulalaquestione di fiducia. Si tratta di un sistema proporzionale con sbarramento al 3 per cento e assegnazione di un premio di maggioranza (340 seggi su 630) al partito che supera i140 per cento. Se nessuno lo raggiunge, si svolge un ballottaggio tra i due I democratici Premi e liste posizioni opposte tra renziani e minoranza II centrodestra Macchine ferme aspettando il giudizio finale del referendum ma c’è chi briga partiti più votati, che assegna il premio. L’Italicum prevede cento collegi in cui il capolista è bloccato mentre per gli altri candidati valgono le preferenze e il premier finora riteneva che l’Italicum fosse il sistema migliore per assicurare la governabilità. Poi, dopo i risultati delle recenti elezioni amministrative nelle garndi città, nelle quali il Pd ha perso importanti ballottaggi, il vecchio re Giorgio Napolitano – continuando nella sua attività di suggeritore del premier (di sinistra) , come quando era al Quirinale – ha osservato che probabilmente il metodo avrebbe finito per favorire il M5S, tanto che ha fatto aprire gli occhi a Renzi, autore nelle ultime settimane dell’ennesima piroetta. Visto che ha aperto alla possibilità di modifiche, rimettendo la questione al Parlamento.

PD – Nel partito esistono diverse proposte e posizioni. La minoranza dem è contraria all’Italicum o, meglio, ritiene che il combinato disposto riforme costituzionali e legge elettorale comprometta il sistema dei pesi e contrappesi. Preferirebbe quindi una sorta di Mattarellum 2.0, ovvero l’elezione di 475 deputati in collegi uninominali a turno unico. Altri 143 seggi verrebbero assegnati con diverso sistema: 90 come «premio di governabilità» alla prima lista o coalizione, con un limite totale di 350 deputati; 30 alla seconda lista o coalizione; 23 verrebbero divisi tra i partiti che superano il 2 per cento e hanno meno di 20 eletti. Ma è una proposta che non piace ai renziani, che semmai rispolvererebbero il Mattarellum originale, un sistema maggioritario a turno unico per l’assegnazione del 75 per cento dei seggi; un proporzionale con liste bloccate per il restante 25. Tra i renziani si discute anche di un’altra ipotesi, del Provincellum, ovvero una versione riveduta e corretta della vecchia legge elettorale per le Province. In tal senso, c’è una proposta di legge presentata dal renziano Dario Parrini. Il Provincellum non tocca i principi dell’Italicum: il ballottaggio e il premio alla lista. Ma sostituisce il collegio uninominale alle preferenze. Ogni partito ha un solo candidato in ogni collegio: se nel collegio nessuno raggiunge una soglia alta (40% o 50%), si decide il vincitore al ballottaggio. L’impianto è proporzionale, con premio di maggioranza.

CENTRODESTRA – Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia non hanno presentato una loro proposta di legge, persuasi dal fatto che ogni eventuale modifica dell’Italicum vada discussa dopo il referendum. Lo sostiene in particolare il Capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta. Ad ogni modo i partiti del centrodestra rifiutano il ballottaggio e contestano il premio di maggioranza così come è concepito dall’ Italicum. La quota del 55 per cento a un solo partito è ritenuta sproporzionata, si vuole che il premio venga assegnato alla coalizione e non al partito.

M5s – I grillini hanno rotto gli indugi e hanno presentato la loro legge elettorale, ribattezzata Democratellum. L’impianto è proporzionale, con 42 circoscrizioni, le più grandi delle quali a loro volta divise in collegi. È prevista una soglia di sbarramento al 5 per cento. Il Democratellum reintroduce le preferenze, anche quelle negative per penalizzare un candidato. Rispetto all’Italicum, salta anche il ballottaggio.

CENTRISTI – Area popolare, Ncd e centristi hanno raggiunto un’intesa con il Pd per una mozione unica ma nel merito non è stata avviata alcuna discussione, anzi le posizioni appaiono distanti. Anche Area popolare, come il centrodestra, ritiene comunque imprescindibile che il premio di maggioranza venga assegnato alla coalizione e non alla lista.

SINISTRA ITALIANA – Ad oggi Sinistra italiana non ha presentato una propria proposta ma nella mozione presentata recentemente alla Camera (respinta) ha sostenuto la necessità di eliminare dall’Italicum i vizi di incostituzionalità, che riguardano l’abnormità del premio di maggioranza e il meccanismo dei capolista bloccati.

Come si vede una pluralità di posizioni che rendono oltremodo difficile una rapida intesa. Ma intanto Renzi ha sostanzialmente disinnescato la mina referendum, affermando che comunque il governo non corre rischi, e confida sulla prudenza di Mattarella che difficilmente sarebbe indotto a un cambio di governo in questa situazione. Il premier è infatti sicuro che il percorso da lui tracciato e il programma più volte modificato a seconda delle convenienze gli permetteranno di arrivare al 2018, data della scadenza normale della legislatura. E allora probabilmente, di riffa o di raffa, il suo governo sarà riuscito a far approvare una nuova legge che gli garantisca una maggioranza stabile.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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