Siena, il sindaco Valentini: «Il debito del comune è sotto i 70 milioni. La città non dipende più da Monte Paschi»
SIENA – Bruno Valentini, sindaco di Siena, annuncia: «Da oggi, 1 ottobre 2016, il debito del Comune di Siena è sceso sotto i 70 milioni. Era molto oltre i 100 nell’anno in cui sono diventato sindaco ed è sceso di un terzo. Meno debito significa meno rate da pagare e quindi più soldi per servizi sociali, cultura, promozione turistica ed altro. Sembrava una missione impossibile, ma ci siamo riusciti, grazie a importanti vendite immobiliari, risparmi, riduzione di personale e controllo sulle entrate».
Che ha aggiunto: «Ci siamo riusciti soprattutto senza toccare tasse e tariffe (anzi qualcuna è diminuita come lmu sulla prima casa e il bollino Aru che è dimezzato), se non per il suolo pubblico e, in particolare, per i palcaioli di Piazza. Quello che prima era il tallone di Achille del Comune (un bilancio fuori controllo) – spiega Valentini – ora è diventato il fiore all’occhiello e ci consente di contrarre nuovi
mutui per ricominciare a fare opere pubbliche, manutenzione ed assunzioni mirate in settori strategici, come insegnanti ed operai. Il debito continuerà a scendere, come invece non riesce allo Stato, e Siena è tornata ad essere un Comune normale, non più dipendente
dall’assistenza dei contributi della Fondazione Mps che avevano “drogato” questa città. Dalla Fondazione (come dalla Regione e dallo
Stato) ci aspettiamo finanziamenti per investire sulla città, ma la spesa ordinaria è salva e ciò garantisce piena sostenibilità ai costi
di tutti i giorni».
Il sindaco conclude: «Questo è un risultato straordinario ottenuto grazie al miglioramento della produttività del Comune e dei suoi dipendenti ed alla determinazione della maggioranza politica che governa la nostra città. La seconda parte del mandato, dopo
aver salvato Siena dal disastro di un secondo commissariamento, sarà finalizzata a consolidare ripresa economica e rilancio reputazionale, ma intanto oggi godiamoci un traguardo storico: il dimezzamento del debito comunale dalla sua punta più alta, raggiunta durante il mandato Cenni dopo che già Piccini l’aveva raddoppiato, lasciando il conto sulle spalle delle generazioni future».