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Pensioni: Boeri invece che attaccare gli assegni alti, pensi a distinguere la spesa previdenziale da quella assistenziale

boeriROMA – È annosa la questione del peso notevole che la spesa assistenziale aggiunge al fardello delle pensioni gestite dall’Inps e conseguentemente al bilancio previdenziale. Una situazione che, ben conosciuta da tempo, non è stata mai risolta né dai politici, in tutt’altre faccende affaccendati, né dai cosiddetti tecnici aspiranti politici che si sono susseguiti alla guida dell’Istituto.

Il bocconiano professor Tito Boeri ad esempio, da quando è al timone dell’Inps, invece di rimettere a posto i conti previdenziali, limitare l’evasione, correggere le storture del sistema, ha messo nel mirino delle sue proposte di riforma e della sua azione quasi esclusivamente la riduzione delle pensioni, da lui giudicate alte (oltre 3.000 mensili) di chi ha lavorato per oltre 40 anni pagando contributi (e tasse) salati e adesso vorrebbe soltanto godersi una tranquilla e, perché no?, agiata vecchiaia. I periodici strali del professore tengono desta l’attenzione su questo finto problema, visto che in sostanza la Consulta ha già dichiarato incostituzionali i contributi di solidarietà. Ma non di meno la confusione creata ad arte intorno a questo argomento ha addirittura valicato i confini delle Alpi, arrivando fino a Parigi.

OCSE – Dove ha sede un importante organismo europeo in materia socioeconomica, l’Ocse, l’organismo per lo sviluppo e la cooperazione economica. Il quale, nel suo ultimo rapporto ‘Uno sguardo sulla società 2016′, ha recentemente affermato che l’Italia spende il 29% del Pil in protezione sociale pubblica – la quarta quota più alta fra paesi Ocse – laddove la media è del 22% del Pil. L’invecchiamento della popolazione provoca una pressione al rialzo sulle spese pensionistiche, che rappresentano il 16% del Pil, la quota più alta fra paesi Ocse. Tuttavia l’Ocse riconosce anche come l’Italia stia migliorando la sostenibilità finanziaria del suo sistema pensionistico, grazie a riforme strutturali di lungo periodo che prevedono la transizione verso un sistema nazionale a contributi definiti e l’aumento dell’età pensionabile.

UIL – L’Ocse continua a dare una rappresentazione “completamente errata” della spesa pensionistica, che si attesterebbe al 16% del Pil. Lo dichiara il leader della Uil, Carmelo Barbagallo. “In questa percentuale però sono ricomprese tutta la spesa assistenziale (53 miliardi), il Tfr, che è salario differito, e numerose altre voci che non hanno niente a che vedere con la previdenza – prosegue – la spesa pura per pensioni, in Italia è del 10,15%. Quindi, sotto la media europea, dato che ha trovato conferma da parte di importanti centri studi del nostro Paese. E’ ora che il Governo smetta di farsi del male e presenti all’Ocse e all’Europa i conti separando contabilmente la spesa previdenziale da quella assistenziale. A questo proposito – conclude – l’impegno di avviare questa separazione, assunto nel verbale d’intesa tra Governo e sindacati, è importante e deve essere realizzato in tempi rapidi per evitare che a livello internazionale si continui nell’opera di mistificazione dei conti previdenziali italiani”.

Concordiamo con il giudizio severo espresso dal leader sindacale, e speriamo che l’impegno preso dal governo con i sindacati, suggellato dalla la firma dell’accordo in tema di pensioni, sia rispettato anche su questo punto e si imponga infine al bocconiano presidente Inps di eseguire le direttive del governo e del parlamento e di non escogitare sempre nuove iniziative, anche di carattere politico, per svicolare da quei compiti burocratico-amministrativi che sembra gli siano particolarmente indigesti.

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