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Firenze, Mattarella agli stati generali della lingua italiana: «Proporre qualità e umanesimo è la sfida»

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in piazza dell Signoria
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in piazza dell Signoria

FIRENZE – Molto incisivo, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, concludendo gli Stati generali della lingua italiana, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. Ha proposto il rilancio del Paese, proprio partendo dalla cultura: «Proporre la qualità Italia è la sfida di fronte a noi: proporre cioè l’umanesimo che deriva dalla nostra cultura, dal modo di vivere, di lavorare. L’italianità parla di umanesimo».

E ancora: «L’appartenenza a più culture, il plurilinguismo, l’ibridazione linguistica sono parte dell’esperienza dell’uomo contemporaneo, in una fase rinnovata di forti migrazioni. Alla diaspora dell’italiano in uscita, con l’emigrazione di massa prima e quella più di carattere professionale di oggi, fa da contraltare la diaspora di altri popoli, in ingresso nella cultura italiana e per i quali, spesso, l’italiano è la lingua tramite per eccellenza, una sorta di lingua franca per dialogare tra loro, così come accadeva molti secoli fa nel Mediterraneo. Come accadde in passato, le lingue stesse sono in continua trasformazione ed è preziosa l’attività di istituzioni che, come l’Accademia della Crusca, vegliano affinché non ne vengano tradite le fondamenta».

«In qualche modo – ha detto ancora il Capo dello Stato – l’italiano, da lingua tipica di un territorio limitato, si propone in questo senso come lingua di una cultura a vocazione universale, andando oltre la dicotomia tra linguaggi del vedere e linguaggi del sentire, tra linguaggi della scrittura e linguaggi dell’immagine. Il patrimonio cumulato nella nostra storia accompagna l’evoluzione della società odierna: la cultura è in continuo divenire, non possiamo pensare di poterne fermare la proiezione su un fotogramma fisso»

«La valorizzazione del passato già noto – ha quindi concluso Mattarella – non può esaurirsi in percezioni di nostalgia: ci tocca il compito di riprogettare continuamente l’immagine e l’offerta culturale del nostro Paese, a partire dal patrimonio storico-artistico, naturalmente, ponendolo in connessione, tuttavia, con la produzione culturale contemporanea, con le industrie culturali e creative relative, con la innovazione».

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