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Province, personale: 6.000 addetti al lavoro senza stipendio dal 1 gennaio 2017

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ROMA – Non si è ancora concluso il faticosissimo processo di trasferimento degli esuberi dei dipendenti provinciali in altre amministrazioni. La riforma Delrio decisamente non funziona, tanto che ci sono ad oggi ancora 476 dipendenti sovrannumerari delle province da ricollocare, poco meno del 10% del personale complessivamente piazzato presso altre amministrazioni, ai sensi della legge 190/2014.

REGIONI – Per questo motivo, in quasi tutte le regioni, ai sensi dell’articolo 16 del dl 113/2016, convertito in legge 160/2016, è possibile per comuni ed enti territoriali ripartire con le procedure di mobilità, nei territori ove sia stato ricollocato almeno il 90% dei sovrannumerari. Tuttavia, la questione della ricollocazione dei dipendenti provinciali, così come anche lo sblocco definitivo delle assunzioni, è ancora lontana dalla sua soluzione definitiva.

SECONDA FASE – Adesso, non essendo concluso il ricollocamento al termine della lunghissima prima fase, occorre avviare una seconda fase del sistema di ricollocazione del portale mobilita.gov it, per fare sì che le amministrazioni refrattarie assorbano i dipendenti. II numero di 476 ancora in attesa di ricollocazione può apparire basso rispetto al volume molto più grande (quasi 20 mila) di potenziali in esubero.

SERVIZI PER IL LAVORO – Occorre tuttavia precisare che a questi occorre aggiungere i poco meno di 6 mila dipendenti addetti ai servizi per il lavoro, ancora in attesa di una ricollocazione definitiva. Come è noto, questi ultimi dipendenti non sono stati inclusi negli elenchi del personale da destinare in mobilità forzata col portale mobilita. gov it, nelle more di un loro futuro lavorativo presso l’Anpal, agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. Tuttavia, l’assorbimento dei circa 6 mila dipendenti presso l’Anpal appare ancora lontanissimo dal verificarsi e il 31/12/2016 scadono le convenzioni tra Ministero del lavoro e regioni, che hanno consentito di alleviare le province dal costo di questo personale, ripartito per 2/3 sullo Stato e il restante terzo alle regioni.

ANPAL – Dunque, dall’1/1/2017 non si sa chi finanzierà gli stipendi degli addetti ai servizi per il lavoro, né chi sia il loro datore, posto che per il trasferimento all’Anpal occorreranno mesi, se non anni. Infatti, molti dei 6 mila stanno partecipando alle procedure di mobilità volontaria attivate dai comuni delle regioni nelle quali sono già state sbloccate: ma non è chiaro se le province possano consentire dette mobilità, posto che questi dipendenti paiono essere comunque soggetti ad un vincolo: la destinazione comunque a servizi per il lavoro. Le procedure di mobilità volontaria attivate dagli enti locali quindi si intasano e si complicano.

MOBILITÀ VOLONTARIA – Peraltro, se i 476 dipendenti provinciali non ricollocati non verranno urgentemente piazzati in altre amministrazioni, anche lo sblocco delle mobilità volontarie subirà uno stop. Infatti, i 476 andranno in disponibilità a marzo 2017 e da quel momento avranno diritto ad essere ricollocati con priorità su qualsiasi procedura di mobilità volontaria o di concorso.

Continua dunque il rebus dell’attuazione della riforma, e per di più le città metropolitane ancora non funzionano, si svolgono elezioni per ricostituire gli organi delle vecchie province, che dovrebbero poi essere aboliti, si attende di vedere come andrà il funzionamento dei nuovi enti di area vasta, che sostituiscono le province, abolite solo negli spot e nelle chiacchiere governative. Con buona pace dei risparmi promessi e non realizzati, anzi…

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