Riscaldamento: l’accensione degli impianti è consentita, ma differenziata in base a 6 zone climatiche
ROMA – Coll’arrivo del freddo è bene ricordare le regole per l’accensione degli impianti di riscaldamento, che in Italia variano secondo le zone climatiche, che sono sei e vanno dalla A alla F. Dal 15 ottobre è scattata la possibilità di accendere gli impianti di riscaldamento nelle zone più fredde del nostro Paese, quelle che rientrano nella cosiddetta fascia E. Per la F non ci sono limiti.
Le regole per l’accensione degli impianti di riscaldamento nei condomini variano da comune a comune e per scoprire in quale periodo e per quante ore al giorno è possibile accendere i termosifoni bisogna conoscere la propria zona climatica di appartenenza. L‘Italia è divisa in sei zone in base al clima e il periodo di accensione dei termosifoni viene stabilito in base alla temperatura media registrata durante l’anno; i sindaci possono comunque decidere in deroga, in casi di eccezionali eventi climatici, ad esempio quando la temperatura scende all’improvviso sotto i 20 gradi.
LE REGOLE – Per gli impianti di riscaldamento autonomi non esiste nessun tipo di restrizione, quindi possono essere azionati in qualunque momento e secondo le varie esigenze. Chi invece abita in edifici dotati di impianti di riscaldamento centralizzati dovrà attenersi alle date stabilite dalle Regioni e che variano a seconda della zona climatica di riferimento. Entro il 31 dicembre 2016 tutti gli edifici con riscaldamento centralizzato dovranno dotare i propri termosifoni di valvole termostatiche e contabilizzatori.
ORARI E TEMPERATURA – Di norma gli impianti vanno accesi dopo le cinque del mattino e spenti entro le 23. Secondo la legge, la temperatura interna non può superare i 20 gradi centigradi, con 2 gradi di tolleranza all’interno di abitazioni, scuole e uffici, mentre per gli edifici adibiti ad attività artigianali e industriali il limite è di 18 anni.
LE 6 ZONE CLIMATICHE – Le zone sono classificate sulla base del loro fabbisogno energetico. La lettera A, che identifica le zone più temperate, fino ad arrivare alla lettera F che invece rappresenta quelle zone in cui il clima invernale è particolarmente rigido e quindi richiedono una maggiore disponibilità di risorse. Per queste zone non esistono infatti limitazioni, né sulle tempistiche previste per l’accensione né sul numero di ore concesse al giorno. La province toscane rientrano nella fascia D, salvo Arezzo, compresa nella E.
I COMUNI- Tutti i comuni italiani rientrano in una di queste sei zone climatiche:
Zona climatica A: Comuni di Lampedusa e Linosa; Porto Empedocle.
Zona climatica B: province di Agrigento; Catania; Crotone; Messina; Palermo; Reggio Calabria; Siracusa; Trapani.
Zona climatica C: province di Imperia; Latina; Bari; Benevento; Brindisi; Cagliari; Caserta; Catanzaro; Cosenza; Lecce; Napoli; Oristano; Ragusa; Salerno; Sassari; Taranto.
Zona climatica D: Genova; La Spezia; Savona; Forlì; Ancona; Ascoli Piceno; Firenze; Grosseto; Livorno; Lucca; Macerata; Massa C.; Pesaro; Pisa; Pistoia; Prato; Roma; Siena; Terni; Viterbo; Avellino; Caltanissetta; Chieti; Foggia; Isernia; Matera; Nuoro; Pescara; Teramo; Vibo Valentia.
Zona climatica E: province di Alessandria; Aosta; Asti; Bergamo; Biella; Brescia; Como; Cremona; Lecco; Lodi; Milano; Novara; Padova; Pavia; Sondrio; Torino; Varese; Verbania; Vercelli; Bologna; Bolzano; Ferrara; Gorizia; Modena; Parma; Piacenza; Pordenone; Ravenna; Reggio Emilia; Rimini; Rovigo; Treviso; Trieste; Udine; Venezia; Verona; Vicenza; Arezzo; Perugia; Frosinone; Rieti; Campobasso; Enna; L’Aquila e Potenza.
Zona climatica F: province di Cuneo, Belluno e Trento.
Secondo la normativa vigente, la temperatura dei riscaldamenti delle abitazioni, scuole e uffici non può superare i 20 gradi, con una tolleranza di 2 gradi in eccesso. Tale limite è abbassato a 18 gradi per gli edifici adibiti ad attività industriali.
Inoltre entro il 31 dicembre 2016, negli appartamenti di condominii con riscaldamento centralizzato, sarà necessaria l’installazione di valvole termostatichesu tutti i termosifoni. In caso di trasgressione, la multa può variare da 500 a 2500 euro, in base a quanto stabilito dalla regione di appartenenza.
Nel documento “termoregolazione-e-contabilizzazione-del-calore” diffuso dal Ministero dello Sviluppo Economico è possibile conoscere meglio tutti gli obblighi di legge. Come si legge in questo documento, le sanzioni vanno da 500 a 2.500 euro.