Regione Toscana: la Corte Costituzionale boccia la normativa sulle cave. Perché è materia di Stato
FIRENZE – Stop alla legge regionale della Toscana sulle cave. La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la nuova normativa. La reazione del presidente della Regione, Enrico Rossi, è questa:«Approvando la legge regionale sulle cave abbiamo voluto gettare un sasso in uno stagno che aveva acque ferme da più di due secoli e mezzo. Adesso spetta allo Stato disciplinare una materia che la Corte ha riconosciuto di sua competenza. Del resto una delle funzioni delle Regioni è quella di sollevare questioni che riguardano direttamente i loro territori. E noi, per primi, lo abbiamo fatto anche recependo le istanze del territorio e credo che abbiamo fatto bene. L’impianto della legge regionale rimane integro e noi procederemo con la valorizzazione di un settore che consideriamo strategico e con quei controlli che
finora sono mancati».
La Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 32, comma 2, della legge della Regione Toscana 25 marzo 2015, n. 35 (Disposizioni in materia di cave. Modifiche alla l. r. 78/1998, l.r. 10/2010 e l.r. 65/2014), per la parte in cui qualifica la natura giuridica di beni estimati, poiché esula dalle competenze della Regione. «I giudici costituzionali – aggiunge il presidente Rossi – non hanno messo in discussione la validità dell’obiettivo che ci siamo posti, cioè quello della necessità di restituire alla podestà pubblica gli agri marmiferi affidati in uso a metà del ‘700 da Maria Teresa Cybo Malaspina, e per secoli considerati beni privati».