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Dirigenza pubblica: la riforma slitta, il governo disposto ad alcune modifiche

P.a:Madia,su 'quota 96' scelta politica,governo unitoROMA – In prossimità del referendum (i voti degli statali sono circa 2 milioni) il governo avrebbe deciso di allentare la stretta sui dirigenti della pubblica amministrazione. Dopo le proteste degli interessati, e le osservazioni graffianti del governatore campano Vincenzo De Luca, la riforma entrerà a regime in modo graduale, con maggiori tutele per quei capi pubblici che rimarranno senza incarico da un anno all’altro e con risorse economiche adeguate per rendere fattibile il cambiamento promesso.

Dopo circa due mesi dal suo arrivo in Parlamento, il decreto sulla riforma della dirigenza pubblica è in discussione alla Camera, dove la relatrice Pd Daniela Gasparini ha presentato in commissione Affari costituzionali il documento che valuta nel dettaglio la riforma. Poi il passaggio in senato, per cui entro fine mese il primo esame della riforma dei dirigenti, delle Camere di commercio e degli enti di ricerca dovrebbe essere completato.

Per quanto riguarda la dirigenza la riforma entrerà a regime lentamente. Il governo dovrà infatti prevedere una serie di tappe per spalmare su un arco temporale più ampio i nuovi vincoli, dal ruolo unico alla rimodulazione degli stipendi.

Per coloro che rimarranno senza incarico il Governo dovrà garantire più tutele, soprattutto in tema di busta paga. Un Fondo comune dovrà aiutare i Comuni a sostenere i costi legati ai dirigenti senza incarico e per i quali l’ultima Pa di destinazione garantirà lo stipendio. Tra le modifiche richieste dal Parlamento anche un ampliamento dei componenti delle commissioni chiamate a giudicare i futuri vertici (l’obiettivo è portarli da 7 a 9) e la creazione di staff tecnici per il lavoro istruttoria.

Con il testo definitivo potrebbe essere ampliato il salvagente per i dirigenti di prima fascia, ovvero la possibilità per i capi ai vertici della Pa di rivedersi riassegnare lo stesso incarico grazie all’anzianità di servizio (il testo per ora si ferma al 30% dei posti), e l’obbligo di stanziare risorse perla fase attuativa della riforma.

In questo modo non vengono sanate tutte le osservazioni e le contestazioni avanzate dai sindacati dei dirigenti, ma almeno si pone una pausa di riflessione e si aprono prospettive a una mitigazione delle disposizioni che venivano ritenute troppo penalizzanti.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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