Firenze, omicidio Ashley Olsen: Cheik Diaw, lei era viva quando sono uscito dall’appartamento
FIRENZE – Ashley mi guardava dal letto, io la salutavo, lei mi sorrideva e mi ha mandato un bacio. Così Cheik Diaw, unico imputato con l’accusa di omicidio volontario nel processo per la morte di Ashley Olsen, ha ricostruito gli ultimi istanti passati nell’abitazione di Firenze dove la 35enne statunitense fu trovata strangolata il 9 gennaio scorso. «Quando sono uscito non c’era nulla di grave – ha detto ancora Cheik, riferendosi a una colluttazione che aveva avuto con lei poco prima -, se avessi visto uscire del sangue non l’avrei mai abbandonata, ero ubriaco ma certo non pazzo».
Il senegalese, difeso dagli avvocati Antonio Voce e Federico Bagattini, ha spiegato di aver avuto una lite con la donna perché lei, dopo aver fatto l’amore con lui, voleva mandarlo via temendo che arrivasse il suo fidanzato. Contrariamente a quanto dichiarato alla polizia al momento del fermo e davanti al giudice al momento della convalida dell’arresto, Cheik, interrogato dal pm Giovanni Solinas, ha affermato davanti alla Corte di Assise di aver colpito Ashley con un pugno tra la spalla e il collo, e non sulla nuca, facendola finire a terra, e poi di averla aiutata a rialzarsi prendendola sotto le ascelle, non per il collo come invece aveva affermato in precedenza.
All’udienza, in corso nell”aula bunker di Firenze, sono presenti il fratello e numerosi parenti e amici del senegalese, e il padre di Ashley.