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Manovra: grave atto di forza di Renzi, il governo dimissionario pone la fiducia al Senato

Senato
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ROMA – La conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama accelera sull’approvazione della legge di bilancio e, con una decisione a maggioranza, ha deciso che domattina nell’aula del Senato ci sarà il voto di fiducia sull’articolo 1 del Ddl di Bilancio, che contiene la manovra e così i tempi saranno molto accorciati. L’assemblea avvierà l’esame del provvedimento alle 9,30, con la relazione e l’eventuale voto sulle questioni pregiudiziali. Sempre alle 9,30 è stato fissato il termine per la presentazione degli emendamenti. La prima chiama sul voto di fiducia inizierà alle 13,30. Alle 14,30-14,45 inizierà la votazione della II sezione del provvedimento con gli stanziamenti dei ministeri composto di altri 18 articoli (compresa l’entrata in vigore). Il voto finale del Ddl di Bilancio sarà con votazione elettronica, e potrebbe essere già domani. La commissione Bilancio si riunirà nella giornata di oggi e stanotte.

Ma le opposizioni si mettono di traverso. «Non ci sono le basi per l’approvazione rapida della legge di bilancio al Senato a meno che il governo non elimini immediatamente tutte le marchette pre-elettorali inserite prima del voto di domenica – annunciano i capigruppo della Lega Nord, Massimiliano Fedriga e Gian Marco Centinaio -. Non vogliamo prolungare l’agonia per ripagare gli endorsement ricevuti da Renzi in campagna elettorale».

Stessa posizione per il M5S. In mattinata la linea l’aveva data il senatore Vito Crimi: «Se la legge di Bilancio dovesse essere blindata e il governo non dovesse consentire nessuna modifica mettendo la fiducia, prima scongeliamo questo governo e se ne va a casa, meglio è. Scongeliamo il più presto possibile Renzi».

Anche i capigruppo di Forza Italia, Paolo Romani e Renato Brunetta, avevano ieri messo le mani avanti condizionando qualunque apertura sulla manovra presuppone «che vengano stralciate tutte quelle parti che riguardano piccoli e grandi finanziamenti di mero sapore elettorale che oggi compongono il testo della legge».

«Non si era mai visto – ha commentato Tito di Maggio del gruppo Conservatori e Riformisti – che un governo dimissionario chiedesse la fiducia..».

In effetti il ricorso al voto di fiducia da parte di un governo in pratica dimissionario sembra una straordinaria forzatura della prassi, in linea con l’intenzione di Renzi di stravolgere la Costituzione con la sua proposta di modifica, bocciata sonoramente dagli elettori. Ma ovviamente al premier interessa a questo punto conservare nella manovra tutte quelle mance e mancette inserite a sommo studio per acquisire consenso elettorale. Non sono servite per il referendum appena passato, ma potrebbero tornare utili in vista delle prossime alezioni, che il Governo, parte del Pd, M5S e Lega vorrebbero tenere addirittura a febbraio, o comunque nella prossima primavera.

Dopo l’approvazione della legge di bilancio, Renzi dovrebbe ufficializzare le sue dimissioni e, a quel punto, Mattarella procederà alle consultazioni con i vari partiti. E intanto proprio oggi la Corte costituzionale ha fissato per il 24 gennaio 2017 la discussione sulle eccezioni di costituzionalità sollevate sull’Italicum, motivo per cui sarà molto difficile che il parlamento, nonostante ogni buon proposito, arrivi a una modifica prima di quella data, per cui le elezioni potrebbero subire uno slittamento in avanti, consentendo al rottamatore di rattoppare i cocci dopo la disfatta.

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