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Direzione del Pd: il via alla resa dei conti dopo le consultazioni e la formazione del governo

Massimo D'Alema e Matteo Renzi, amici-nemici
Massimo D’Alema e Matteo Renzi

ROMA – La Direzione del Pd non ha portato ad alcun risultato concreto, è stata solo l’occasione per il premier di annunciare le sue dimissioni. Ma il confronto e la resa dei conti sono solo rinviati e di questo si sono avute chiare avvisaglie prima e dopo la riunione.

Prima, all’ingresso, la contestazione di sostenitori di Renzi ai rappresentanti della minoranza dem. Soprattutto l’arrivo alla direzione di Francesco Boccia, deputato del Pd e presidente della commissione Bilancio della Camera, è stato accolto da un coro ostile dai tanti fan della segreteria Renzi che si sono assiepati davanti all’ingresso della sede del Pd. Tanti gli slogan: Vattene a casa, Questa non è casa tua e Via, via, via. Negli scorsi giorni Boccia era stato tra quelli che aveva chiesto a Renzi un passo indietro anche dalla segreteria del partito, cosa che evidentemente la folla non gli perdona. Dopo il suo ingresso sono continuati cori a favore delle elezioni subito. Boccia ha poi chiesto che il Pd faccia subito il congresso.

E dopo l’intervento del premier sono subito emersi i malumori. Walter Tocci è intervenuto per chiedere di discutere della situazione politica e ha lamentato il fatto che dagli impegni al Senato per la fiducia e la riunione al Pd, slittata dalle 15 alle 17 e 30, «sono passate 4 ore» che si sarebbero potute impiegare per un confronto. Il presidente dem, Matteo Orfini, ha però stoppato il senatore Pd confermando che «la discussione» verrà affrontata «alla fine della fase delle consultazioni».

«Non è stato dato alcuno spazio al dibattito durante la Direzione Nazionale. Convocare centinaia di persone da tutta l’Italia per confezionare una scena del genere è una mortificazione della democrazia interna e della dignità del partito. Sono senza parole», ha attaccato su Facebook il sindaco di Bari Michele Emiliano, considerato uno dei possibili avversari di Renzi per la guida del partito.

«Oggi viene prima l’Italia: c’è una procedura istituzionale ancora in corso. Non è il caso di mettersi a dichiarare», hanno commentato fonti della minoranza Pd interpellate al termine dell’intervento del segretario. «Ci aspettiamo – hanno proseguito le stesse fonti – che se non oggi ma il prima possibile, già la prossima settimana, si trovi il modo e il luogo per avviare la discussione nel partito sul voto di domenica».

«Trovo che la proposta di un governo appoggiato da tutte le forze politiche sia provocatoria: oggi l’urgenza è avere comunque un governo in grado di fare la legge elettorale», ha detto il deputato della minoranza Pd, Davide Zoggia. «Non è detto – ha affermato – che tutte le forze politiche che appoggiano una riforma elettorale debbano per forza stare al governo».

Questa la situazione che vede un partito spaccato, litigioso, che difficilmente ritroverà l’unità, vista la profonda divisione interna creata dal segretario.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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