Fisco: primo sciopero dei commercialisti, no al ddl del governo. 5.000 professionisti sono scesi in piazza
ROMA – «Siamo stritolati da burocrazia, caos normativo e nuove formalità: l’ultimo dl fiscale non fa altro che peggiorare la situazione introducendo in un sistema, che a parole la politica dice di voler semplificare, ben otto nuovi adempimenti. Per questo motivo annunciamo l’astensione collettiva dal lavoro individuando la scadenza dell’invio delle prossime dichiarazioni annuali Iva quale primo adempimento da posticipare per un periodo ben definito di giorni consecutivi». E’ l’annuncio di Marco Cuchel, presidente dell’Associazione nazionale Commercialisti, al termine della manifestazione promossa a piazza Santi Apostoli a Roma dalle sette sigle sindacali (Adc, Aidc, Andoc, Unagraco, Ungdcec, Unico oltre che da Anc), che ha mobilitato oltre cinquemila professionisti provenienti da tutt’Italia.
«Questa giornata di mobilitazione é di portata storica per l’intera categoria – ha ribadito Cuchel -: infatti, é la prima volta che i commercialisti hanno deciso di scendere in piazza dando voce ad una condizione di disagio che non vogliamo piú di subire nell’indifferenza delle istituzioni e della politica. Infatti, mentre le nostre associazioni erano al tavolo col Mef per parlare di semplificazione e di riordino del calendario fiscale, con stupore abbiamo appreso che niente di quello di cui stavamo discutendo ha trovato attuazione. Anzi, il carico di burocrazia e di adempimenti é persino peggiorato. Dunque, chiediamo un riscontro concreto alle nostre istanze, altrimenti sará astensione dal lavoro», ha concluso il numero uno dell’Anc.
Nel corso dell’iniziativa sono stati resi noti alcuni numeri: la burocrazia costa ogni anno a imprese e professionisti 46 miliardi e 464 milioni di euro, pari a due manovre finanziarie.L’ultimo rapporto sulla competitività economica stilato dalla Banca Mondiale, Doing Business 2017, vede l’Italia occupare il 50esimo posto nella graduatoria che misura la facilità di fare impresa nei 190 Paesi esaminati. In particolare, il punto debole del Paese é individuato nella complessità del sistema fiscale (paying taxes) che vede l’Italia al 126esimo posto, subito a ridosso del Kenya e prima di Sao Tome e Principe. Nella stessa classifica, la Spagna occupa il 37esimo posto, la Germania il 48esimo, la Francia il 63esimo. In Italia imprese e professionisti impiegano mediamente 240 ore l’anno per effettuare gli adempimenti fiscali e previdenziali, ovvero 2,58 volte di più di un’impresa danese, 2,18 di una britannica, 1,97 di una svedese, 1,73 di una francese, 1,58 di una spagnola. Allo stesso tempo studi e ricerche internazionali stimano il tasso di evasione delle imposte in Italia superiore di oltre 10 punti a quello valutato in Gran Bretagna, Francia, Olanda e Germania e di circa 5 punti rispetto a quello spagnolo.
roberto
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Fisco: primo sciopero dei commercialisti, no al ddl del governo che rende ancora più complicato il sistema fiscale. 5.000 professionisti sono scesi in piazza.
Per la semplificazione chiedano l’attuazione della Costituzione nel suo articolo 53!
INFATTI!!!
Introducendo il sistema analitico/deduttivo/sistematico tutti i contribuenti avranno la partita doppia che si compone in entrate ed uscite! Per rendere effettive entrate ed uscite occorre introdurre il riconoscimento costituzionale della deducibilità,dal reddito globale personale effettivo e comunque conseguito, delle spese primarie e sociali della persona contribuente! Sulla differenza entrate/uscite effettive applicare aliquote Irpef progressive come obbliga l’articolo 53 della Costituzione.