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Inps: il ministero del lavoro stronca la gestione di Tito Boeri, piena di criticità gestionali, amministrative e contabili

Tito Boeri
Tito-Boeri

ROMA – Crollato il governo Renzi sembra in pericolo anche il regno del bocconiano professor Boeri sulla poltrona dell’Inps. Difeso sempre strenuamente dal rottamatore, che l’aveva collocato in quel posto sperando che rimettesse a posto i conti dell’istituto in profondo rosso, il facondo ma improduttivo professore ha trovato modo solo di elargire grandi proposte vacue, sulla scia del suo mentore premier, ma senza riuscire a rimettere in sesto la situazione della previdenza nostrana. Riuscendo soltanto a far irritare il mondo della politica con il suo comportamento più da ministro che da burocrate.

Entrato in carica il governo Gentiloni, sia pur fotocopia di Renzi e con lo stesso ministro, il ministero del Lavoro ha suonato la carica contro il presidente dell’Inps. E in una lettera inviata il 16 dicembre scorso dal direttore generale per le politiche previdenziali, Concetta Ferrari, non solo ribadisce critiche e dubbi già formulati nei mesi precedenti sul processo di riorganizzazione della catena di comando dell’Istituto promosso dal presidente Tito Boeri ma chiede conto e ragione di una serie di criticità, gestionali, amministrative e contabili, che, si legge nella missiva, possono scalfire l’immagine dell’Istituto.

Sotto il profilo della gestione finanziaria, infatti, emergerebbe per il Ministero, come scrive il direttore generale, «una preoccupante tendenza al peggioramento della situazione economica-patrimoniale a cominciare dalla ormai progressiva e costante erosione dell’avanzo di amministrazione».

Il nuovo peggioramento registrato dal bilancio consuntivo 2015, infatti, annota ancora Ferrari, comporta che il patrimonio dell’Istituto si assottiglia, diminuendo la propria consistenza a 5.870 milioni di euro. Ma non solo. Il Ministero indica anche un certo disallineamento tra bilancio Inps e bilancio dello Stato e una gestione dei crediti su cui pesa notevolmente la rilevante consistenza dei residui attivi e passivi, riconducibili ai crediti di natura contributiva.

Chiarimenti che vengono sollecitati anche per quel che riguarda il contenzioso tra Enel-Inps, quello sull’appalto relativo alla gestione del call center dell’Istituto di previdenza e sulla vicenda del Gruppo editoriale l’Espresso portata alla ribalta dagli organi di informazione.

Per quel che attiene alla riorganizzazione dell’Ente, infine, già al centro di una polemica violentissima tra Boeri e il dg Massimo Cioffi culminata con le dimissioni di quest’ultimo lo scorso novembre, il ministero del Lavoro prende di fatto le distanze dalla volontà del presidente dell’Inps di non adeguarsi ai rilievi mossigli nei mesi scorsi, unitamente al Mef e alla Funzione pubblica: una scelta, questa, scrive ancora il dg Ferrari, di cui l’Istituto si assume la responsabilità e le conseguenze tanto che la mancata modifica del testo adottato, potrebbe determinare incertezze sulla tenuta, in termini di valenza ed efficacia, dei provvedimenti conseguenti necessari all’attuazione del nuovo assetto Inps.

Insomma una sfiducia e una sconfessione completa dell’azione del bocconiano presidente, che invece di restare sulle nuvole dovrebbe considerare la concreta realtà. Di fronte a rilievi gravi e motivati come questi sollevati dal ministero vigilante sembrerebbero obbligatorie, anche per dignità, le dimissioni di Boeri, ma non crediamo che si arrivi a tanto.

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