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Elettorale: Renzi e il Pd premono per il Mattarellum ma FI e M5S rispondono picche

Sempre più controversa la battaglia politica sulla legge elettorale. In questo tema tutti i partiti debbono però confrontarsi con lo sbarramento posto dal Presidente della repubblica, che ha chiaramente indicato di non voler indire nuove elezioni fino a che non saranno state rese omogenee le leggi elettorali, attualmente diverse fra Camera e Senato. Ma il Pd e Renzi hanno fretta, più il tempo passa e più il rottamatore sarà in difficoltà. Il presidente e il vicesegretario, Matteo Orfini e Lorenzo Guerini, alzano il pressing sugli altri partiti chiedendo di aprire subito un tavolo sulla legge elettorale, senza attendere la sentenza della Consulta il 24 gennaio, ma i due più consistenti partiti dell’opposizione parlamentare, M5s e Fi rispondono picche.

Con Silvio Berlusconi che rilancia il proporzionale a tutto tondo senza alternative. «Noi non vediamo un’altra soluzione che quella di un sistema elettorale proporzionale», scandisce il Cav.

Risposte a cui il segretario Dem, Matteo Renzi, non intende sottostare e alle quali potrebbe controreplicare con un invito agli altri leader di partito ad aprire un tavolo. In una intervista all’Unità Orfini ha invitato tutte le forze politiche a giocare a carte scoperte e in sincerità. «Nessuno può pensare di portare a spasso il Parlamento per poi non decidere nulla. Nelle prossime ore – ha quindi auspicato – dovremmo incontrare formalmente le altre forze politiche per comprendere in modo chiaro e trasparente quale sia la loro posizione».

Immediata la replica di Fi che con Paolo Romani, Deborah Bergamini, Francesco Paolo Sisto, ha respinto il diktat del Pd: La legge elettorale si fa in Parlamento e non al Nazareno ha detto Bergamini. Le carte non le dà più Renzi e il Pd ha aggiunto Renato Brunetta. Parole che non hanno soddisfatto Guerini: «dire che la legge elettorale si fa in Parlamento senza accordo preliminare significa in realtà puntare solo a perdere tempo e a questa prospettiva il Pd non è disponibile». Se Fi vuol far melina lo dica ha aggiunto Andrea Marcucci. Ma anche da M5s la risposta è stata un niet espresso da Danilo Toninelli, seguito da quello del capogruppo di Sinistra Italiana, Arturo Scotto.

L’intenzione dei vertici Dem è di avanzare nei prossimi giorni, dopo capodanno ma prima dell’Epifania, un invito formale agli altri partiti per un incontro in cui confrontare le diverse proposte di riforma. Se le altre forze politiche si sottrarranno il segretario del Pd Matteo Renzi prenderebbe atto che non ci sono le condizioni politiche di varare la riforma elettorale in Parlamento, che a questo punto verrebbe decisa dalla Corte costituzionale a fine gennaio.

Infatti sono in molti tra i Democratici a ritenere che di fronte alla deriva proporzionalista sostenuta da molti partiti (Fi, Si, Ncd, Sinistra Pd), un freno potrebbe giungere proprio dalla Consulta. Molti scommettono sulla promozione dell’Italicum, magari solo depurato del ballottaggio ma mantenendo il premio in caso di superamento del 40% al primo turno. In tal caso si potrebbe andare comunque alle urne in pochi mesi con il nuovo Italicum per la Camera e con il Consultellum per il Senato (cioè un proporzionale con soglia regionale all’8%). Un sospetto avanzato da Federico Fornaro, senatore della minoranza Dem: «Sarebbe preferibile che il Pd – ha detto Fornaro – mostrasse una maggiore duttilità e capacità di ascolto delle ragioni degli altri partiti, perseguendo l’obiettivo prioritario di andare al voto con leggi elettorali omogenee tra i due rami del Parlamento», come aveva auspicato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel discorso di auguri alle alte cariche dello Stato.

Vedremo come si evolverà la questione, ma questa volta forse sarà difficile per Renzi agire in modo autoritario, come era abituato a fare in passato, prima delle batoste elettorali e referendaria.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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