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Immigrazione e centri d’accoglienza: scoppia la polemica politica. Il centrodestra contro la sinistra e le Associazioni

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ROMA – Una giovane ragazza muore, scoppia la rivolta nel centro di accoglienza immigrati di Cona e in altri centri del Veneto, e esplode nuovamente la polemica politica sulla gestione dei profughi. Le parole più dure sono quelle che arrivano dalla Lega con Matteo Salvini che invoca espulsioni di massa. Dall’altra parte invece le organizzazioni che si occupano dei profughi, da Migrantes (Cei) al Centro Astalli, e le Associazioni e cooperative che ci lucrano, che chiedono una revisione del sistema perché i maxi-centri di accoglienza risultano ingestibili e questo nuovo episodio in Veneto lo dimostra. Serve invece, sottolinea la struttura dei Vescovi per i migranti, un’accoglienza diffusa, con numeri ridotti e qualificata. In serata il ministro dell’interno Marco Minniti ha disposto il trasferimento di 100 migranti dal Cpa di Cona in Emilia Romagna, atto simbolico che non vale certo a risolvere il problema.

Non si sa di preciso dove, ma nella regione si é messa in moto la macchina per l’accoglienza dei circa cento migranti in arrivo domani mattina dal centro di Cona (Venezia), su disposizione del Viminale. Anche se i dettagli operativi non sono ancora definiti, le prefetture si sono attivate ed è stato allertato l’Hub di via Mattei a Bologna, l’ex Cie, ora centro regionale di smistamento. E intanto il ministro dell’interno vola in Tunisia per rafforzare la cooperazione su lotta al terrorismo e controlli alle frontiere, sopratutto marittime.

Salvini definisce i migranti che hanno causato i disordini gentaglia e sottolinea: «Quando sarò al governo, espulsioni di massa, chiusura dei centri e navi della Marina Militare che, dopo aver soccorso tutti, li riportano indietro. Basta, il 2017 sarà l’anno della riscossa!!!». Per il governatore del Veneto Luca Zaia i centri di accoglienza come Cona devono chiudere. Zaia ha quindi ricordato che bisogna espellere i facinorosi e a seguire tutti quelli che non sono profughi.

Alla Lega replica Marietta Tidei del Pd: «I disordini avvenuti all’interno del centro di accoglienza di Cona vanno condannati perché ogni forma di violenza è ingiustificabile, ma con la stessa fermezza va condannata la riprovevole strumentalizzazione di Matteo Salvini, sempre pronto ad alimentare un pericoloso clima d’odio nei confronti dei migranti». Sempre dal Pd Vanna Iori parla di commenti irresponsabili e intollerabili. La sinistra toscana si divide. Se Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato Anci, afferma che è giusto riaprire i Cie per determinate esigenze e organizzati in modo umano, il governatore toscano Enrico Rossi, che non ha mai voluto l’istituzione di un centro in Toscana, si oppone fieramente alla linea del governo e afferma: «i Cie sono luoghi disastrosi per i diritti umani, sono un modello che ha del tutto fallito, non si può riproporre qualcosa che è già fallito. Senza accordi bilaterali con i paesi d’origine, e soprattutto senza una normativa che differenzi le espulsioni con accompagnamento forzato dalle semplici intimazioni, che dovrebbero essere la norma secondo le direttive europee, non ci sarà nessun incremento di sicurezza e di effettività delle espulsioni». In ogni caso per Rossi è al ‘modello dell’accoglienza diffusa sul territorio che bisogna guardare, da opporre a quello delle caserme di 1.400 persone. Piccoli gruppi da includere nelle comunità e anche da coinvolgere in lavori socialmente utili, come da molte parti si sta già facendo.

Parole dure non arrivano solo dalla Lega. Lucio Malan di Forza Italia chiede pene adeguate contro gli immigrati che hanno causato danno al centro e conclude: Basta servizio taxi nel Mediterraneo. Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia commenta: «Questi sono i risultati di anni di governo del Pd con la complicità dei voltagabbana del centrodestra». Per Paolo Ferrero di Rifondazione Comunista con ogni evidenza queste strutture vanno chiuse ma Salvini come sempre soffia sul fuoco della guerra tra poveri.

Un appello a rivedere queste strutture arriva dalle organizzazioni in prima linea nell’aiuto ai profughi, da Migrantes al Centro Astalli. Per mons. Giancarlo Perego della Cei questi maxi-centri sono ingestibili e quindi esplosivi; occorre invece una accoglienza diffusa su tutto il territorio, con numeri ridotti, accompagnata e affidata a realtà qualificate e con il controllo delle comunità locali, cioè i Comuni. Le realtà qualificate probabilmente sarebbero le Caritas, alle quali indirizzare i fondi stanziati per l’accoglienza dei migranti d’intesa con le amministrazioni di sinistra.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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