Terrorismo, Gentiloni: radicalizzazione nelle carceri e sul web. Minniti, 1600 posti nei Cie
ROMA – Al termine di una riunione con il ministro Minniti e la Commissione di studio sul fenomeno della radicalizzazione e dell’estremismo jihadista il premier Paolo Gentiloni ha fatto il punto sulla situazione: «i percorsi di radicalizzazione si sviluppano soprattutto in alcuni luoghi, nelle carceri e nel web. C’è una specificità italiana nei fenomeni di radicalizzazione e per certi versi è più rassicurante nel senso che le dimensioni numeriche della radicalizzazione sono minori che in altri Paesi. Ma il fatto di avere un numero minore di persone radicalizzate o foreign fighters non ci deve indurre a sottovalutare il fenomeno e la necessità di capirlo. La minaccia – ha detto ancora Gentiloni – non autorizza a fare equazioni improprie tra migrazione e terrorismo. La bussola su cui si muove il governo richiede da un lato politiche migratorie sempre più efficaci, che coniughino attività umanitaria e accoglienza e politiche di rigore e di efficacia nei rimpatri dall’altro». Gentiloni ha anche ribadito come l’Italia stia facendo un grande sforzo sul contrasto alla radicalizzazione e alla minaccia terroristica e su questo fronte è necessario un impegno a medio termine assieme alle comunità islamiche, ingaggiandole in un’attività di prevenzione.
Minniti, Cie più piccoli, diversi dal passato – I Cie che dovranno ospitare le persone irregolari da respingere non avranno nulla a che fare con quelli del passato. Punto. Non c’entrano nulla perché hanno un’altra finalità, non c’entrano con l’accoglienza ma con coloro che devono essere espulsi. Lo dice il ministro dell’Interno Marco Minniti. «Ne parleremo alla conferenza Stato-Regioni già convocata per il 19 gennaio. Proporrò strutture piccole, che non c’entrano nulla con quelle del passato, con governance trasparente e un potere esterno rispetto alle condizioni di vita all’interno. Parliamo di 1.500/1.600 posti in tutto, in un Paese con 60 milioni di abitanti. Se mi si dice che non si riesce a gestirli mi sembra difficile”. I Cie, in ogni caso, rappresentano solo un pezzo della nostra proposta complessiva, aggiunge. Il titolare del Viminale ha poi spiegato che esiste un problema che riguarda il web e è quello che io chiamo il malware del terrore, contro il quale serve una battaglia che non può essere limitata a un singolo Paese.