Province: 8 gennaio si vota per il rinnovo di 38 enti, che dovevano essere aboliti secondo la legge Delrio

ROMA – Le riforme finte del governo Renzi, invece di portare risparmi e eliminare Enti, hanno provocato in pratica duplicazione di amministrazioni, aggravi di costi e confusione di ruoli. È questo il caso delle province, in teoria abolite dalla fallimentare legge Delrio, non cassate dal testo della Costituzione a seguito dell’esito del referendum, e composte adesso da amministratori messi sulle poltrone dai loro stessi colleghi, senza il consenso popolare. Sia pure con incarichi, in teoria, gratuiti, e con competenze frastagliate, che s’intrecciano con quelle di città metropolitane e regioni. Sono cioè saliti a quattro i livelli di governo locale (comuni, città metropolitane, enti d’area vasta – province, regioni) con tanti saluti al risparmio e alla semplificazione istituzionale. Tanto che in quest’occasione è nata una polemica politica fra M5s e Pd proprio in merito alla permanenza delle province. I grillini rinfacciano gli sprechi dovuti alla politica dei governi a guida Pd, mentre i piddini rinfacciano agli avversari di aver impedito l’abolizione delle province votando No al referendum. Sta di fatto che edifici, dipendenti, amministratori sono sempre sulla breccia e causano spese rilevanti per la finanza pubblica.
Si chiude dunque il 29 gennaio la tornata elettorale che ha visto per il 2016 il rinnovo degli organi di 71 su 76 delle nuove Province delle Regioni a Statuto ordinario con elezioni di secondo livello; le cinque Province rimaste non sono interessate al voto poiché hanno avuto elezioni nel 2015. Il grosso delle elezioni si terrà però nella giornata dell’8 gennaio prossimo, quando si andrà al voto per il rinnovo di 38 Consigli provinciali: altre cinque andranno al voto tra il 9 e l’11 gennaio, una il 29 gennaio, mentre in 27 Province si è già votato tra settembre e dicembre.
In Toscana si vota a Grosseto, Livorno, Pisa, Pistoia, Prato e Siena.
In tutto le elezioni già svolte e quelle che si terranno tra domenica prossima e la fine di gennaio, porteranno a votare per le 71 Province 61.127 fra sindaci e consiglieri comunali in rappresentanza di 5.120 comuni coinvolti, chiamati ad eleggere 842 consiglieri provinciali e 16 Presidenti di Provincia.
«I Sindaci e i consiglieri comunali – dichiara il Presidente dell’Upi Achille Variati – hanno fiducia in queste nuove Province e ne comprendono il ruolo, tanto che si mettono al servizio gratuitamente per amministrare al meglio i territori e partecipano attivamente alle elezioni. Eppure rischiamo di arrivare al paradosso di enti saldi dal punto di vista della governance istituzionale, ma in default finanziario a causa dei tagli insostenibili delle manovre economiche: allo stato attuale nessuna Provincia è infatti in grado di approvare i bilanci, e la legge di bilancio licenziata in fretta dal Parlamento ha lasciato irrisolto questo grave problema. Serve subito un decreto legge – conclude Variati – che risolva questa vera e propria emergenza, mettendo in sicurezza i bilanci e consentendo alle Province di continuare ad erogare quei servizi essenziali, a partire dalla gestione alla messa in sicurezza di strade, scuole superiori e ambiente, che noi Sindaci consideriamo diritti ineludibili delle nostre comunità». Cicero pro domo sua, altri fondi e altri sprechi per le voraci autonomie locali.
Con le votazioni che si terranno tra domenica e la fine di gennaio si completa il quadro dei nuovi Presidenti e si procede al primo rinnovo dei consiglieri provinciali: in tutto, dunque, saranno 858 i nuovi eletti che amministreranno le Province a titolo gratuito. Ricordiamo infatti che, secondo quanto stabilito dalla cosiddetta Legge Delrio che è entrata in vigore nell’aprile del 2014, a comporre gli organi delle nuove Province sono: il Presidente di Provincia, che è un sindaco eletto dai sindaci e dai consiglieri dei comuni della Provincia e resta in carica quattro anni; il Consiglio provinciale, che è composto da sindaci e consiglieri comunali eletti da sindaci e consiglieri dei comuni della Provincia e resta in carica due anni; l’Assemblea dei Sindaci, che è l’organo in cui siedono tutti i Sindaci dei Comuni della Provincia.
Tutto personale non eletto dai cittadini, con grave smacco della democrazia. Ma in effetti, grazie a re Giorgio Napolitano, negli ultimi anni ci sono state vietate elezioni politiche, i cittadini non sono più abituati a andare alle urne per eleggere i propri rappresentanti. Le nostre tessere elettorali hanno pochi timbri grazie alla volontà del Presidente emerito, visto che abbiamo avuto ben tre governi da lui designati (quello attuale è opera di Mattarella), con i bei risultati che tutti possiamo constatare.
