Parlamento europeo: sfida Tajani – Pittella per la presidenza. Oggi 17 gennaio si vota
STRASBURGO – Una corsa testa a testa, che terrà alta la suspense fino all’ultimo: il Parlamento europeo vota oggi 17 gennaio per eleggere il successore del presidente uscente Martin Schulz ma i numeri, per i candidati, sono quanto mai incerti. I favoriti, sulla carta, sono i due italiani Antonio Tajani, per i popolari, e il socialista Gianni Pittella. In un voto che potrebbe avere ripercussioni a catena sulle altre istituzioni dell’Ue, Commissione e Consiglio europeo.
Se infatti a prevalere dovesse alla fine essere il Ppe Tajani, dato come leggermente favorito nei conteggi, i socialisti non potranno che dare battaglia per una delle altre presidenze, detenute al momento da altri due popolari, Jean-Claude Juncker e Donald Tusk. Una situazione inaccettabile, hanno ribadito i socialisti. Che però potrebbe essere risolta solo su un altro tavolo, quello delle cancellerie degli Stati membri dell’Ue.
Nell’aula di Strasburgo, in ogni caso, una competizione come questa non si è mai vista negli ultimi anni. Da quando il parlamento è eletto a suffragio universale, vale a dire dal 1979, i presidenti sono quasi sempre stati scelti grazie a patti tra i gruppi politici, che spesso si sono alternati nella carica. Ultima in ordine di tempo è stata la grande coalizione tra popolari, socialisti e liberali. Accordo che ha ceduto il posto a un vero e proprio duello. Con il liberale Verhofstadt a cercare di inserirsi come terzo incomodo tra Ppe e socialisti, prima di finire azzoppato dalla figuraccia dell’accordo fallito con Beppe Grillo.
Gara vera, dunque, con i candidati che fino all’ultimo hanno cercato di portare acqua al loro mulino, per raggiungere la necessaria maggioranza assoluta dei votanti. Stavolta, a differenza di quanto successo per gli ultimi quattro presidenti, l’elezione difficilmente arriverà al primo scrutinio. Tutti i gruppi hanno un loro candidato, tranne l’Efdd di Farage e Grillo, e voteranno presumibilmente per quello. A partire dal secondo turno, i due principali sfidanti cercheranno di aggiungere pezzi alla loro base: i Verdi, 51 deputati, in questi giorni hanno oscillato tra Verhofstadt e Pittella, con i socialisti convinti di riuscire a portarli alla fine dalla loro parte. Anche la sinistra unitaria, altri 52 voti, dovrebbe convergere sul socialista, mentre i 74 conservatori andranno su Tajani. Ondivaga la situazione tra i 68 liberali. Salvini ha spiegato che la Lega non avrebbe votato per nessuno dei due duellanti ma resta incerta la posizione complessiva dei 40 deputati del gruppo suo e di Marine Le Pen.
A fare da ago della bilancia, alla fine, potrebbero essere proprio i liberali, e la quarantina di euroscettici dell’Efdd. Oggi il loro leader Nigel Farage ha espresso di fatto la sua preferenza per Tajani, definito il candidato più pragmatico. Se si arrivasse al quarto scrutinio, quando restano in gara solo i due candidati con più voti, sarebbe la seconda volta in quasi 40 anni. Finora è successo solo nel 1982 con l’olandese Pieter Dankert. Una situazione, insomma, che alla vigilia prospetta un voto sul filo di lana, una battaglia combattuta all’ultimo deputato.