Politica: consultazioni elettorali e referendum. Le possibili alternative
ROMA – La convocazione degli elettori per le votazioni dei due referendum sul lavoro (voucher e appalti), presentati dalla Cgil e ammessi dalla Corte Costituzionale, sembra essere ormai un problema dimenticato, visto che l’attenzione dei partiti si è spostata tutta verso l’attesa dell’altra sentenza della Consulta, quella sull’Italicum e sulla conseguente necessità di correzione delle legge elettorale, nel senso auspicato dal Presidente Mattarella.
Ma intanto vediamo quali potrebbero essere le probabili date dei due referendum accorpati, sempre che una repentina convocazione per le elezioni politiche non li faccia slittare di un anno .
In assenza di un doversoso stop se nel frattempo fosse predisposta una nuova norma che
risponda ai quesiti referendari, la legge prevede che si voti in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno, e l’oggetto saranno i quesiti proposti dalla Cgil sui sui voucher e la responsabilità appaltante-appaltatore. Per la primavera, quindi, si prospetta una consultazione referendaria. Ma con diverse incognite. Perché se le norme fossero modificate, il quadro cambierebbe.
I TEMPI – Incassato il via libera della Consulta – le sentenze devono essere depositate entro il 10 febbraio, ma arriveranno senz’altro prima – spetta al governo, attraverso il Consiglio dei ministri, deliberare la data del referendum. Quest’anno la prima finestra utile cade il 16 aprile, l’ultima l’11 di giugno. Il referendum dovrà a quel punto essere indetto con un decreto del Presidente della Repubblica.
INCOGNITA VOTO ANTICIPATO – Una delle incognite sul tappeto, che potrebbe neutralizzare i referendum, sono le possibili elezioni anticipate. Come previsto dalla legge 352 del 1970, infatti, in quel caso la consultazione referendaria verrebbe sospesa e rinviata a 365 giorni dopo il giorno delle elezioni, per evitare una sovrapposizione delle campagne elettorali per le politiche e per il referendum.
MODIFICA DELLE NORME – Se prima del referendum, le norme oggetto dei due quesiti su voucher e appalti, venissero modificate, i referendum cadrebbero, ma le nuove disposizioni legislative dovrebbero prima essere sottoposte all’Ufficio centrale per il referendum presso la Cassazione per valutare se siano in linea col quesito referendario. In caso contrario, il referendum sarà trasferito sulle nuove leggi, integrando il quesito, e il referendum si terrà nella data fissata dal decreto presidenziale.
Come si vede spetterà alle forze politiche rappresentate in parlamento togliere le castagne dal fuoco. La questione referendum continua però a restare nell’ombra, una volta disinnescata la mina art. 18, e si pensa soltanto al problema elettorale, che costituisce l’ostacolo maggiore da superare per Renzi. Che, tornato sulla scena politica, freme e anela elezioni a breve per tornare in sella prima di essere dimenticato o prima che il suo partito, il Pd, riesca a trovare una seria alternativa alla sua segreteria. Che finora non mi sembra esistere, visti i candidati che sono usciti. Nonostante i molti guasti del suo governo è perciò ancora rilevante la possibilità che il rottamatore torni in sella.